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Grande confusione sotto il cielo (di Giuseppe Fauceglia)

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“Essere soggetti a controllo del governo centrale, e ancor più a trattamenti sanitari obbligatori, evoca immagini orwelliane che pesano molto psicologicamente”.

Così tuona Beppe Grillo, dando fiato alla consistente componente grillina che si è schierata, ora apertamente ora più sotterraneamente, contro la campagna vaccinale. In sostanza, con queste parole il “cofondatore” del Movimento 5Stelle disfa la tela che faticosamente, sia pure tra qualche contraddizione, Governo e Regioni tentano di tessere, non tanto per contrastare la diffusione del contagio, quanto per evitare l’affollamento dei reparti di terapia intensiva degli ospedali.

E’ ben noto, infatti, che il diffondersi del contagio finirebbe per mettere in grave crisi le strutture ospedaliere, e che l’unico strumento ad oggi conosciuto ed attestato resta proprio il vaccino, che piaccia o no !

Orbene, se appare evidente che a fronte delle varianti, la campagna vaccinale può ritenersi in qualche modo non sufficiente, prospettandosi la necessità di ulteriori interventi di distanziamento e di protezione, è altrettanto vero che gli effetti del Covid-19 si presentano oggi sicuramente meno letali rispetto alla tragedia che il Paese ha conosciuto lo scorso anno, anche in occasione della c.d. seconda ondata.

Di fronte al gran numero di non vaccinati, la “spinta gentile” evocata da Grillo (il c.d. “nudge” anglosassone) mostra tutta la sua insufficienza. In questa situazione “lasciare decidere alle organizzazioni e/o alle comunità quali decisioni adottare”, finirebbe non solo per elidere il principio delle competenze previsto proprio dall’art. 32 Costituzione (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”), ma soprattutto per introdurre il “caos delle scelte”, che finirebbe, nell’incertezza che ne deriverebbe, per essere il mezzo per la più rapida diffusione del contagio.

In tal senso, non mi pare che il modello cinese, evocato da  Grillo, possa essere un utile riferimento, posto non solo che esso non è un esempio di trasparenza, ma che si presenta immediatamente contrario a quei principi di un ordinamento democratico e liberale, cui egli intende riferirsi (basti pensare agli arresti e finanche alle “strane” morti che hanno riguardato i pochi medici che hanno denunciato, in quel Paese, gli effetti e le conseguenze della pandemia).

Mi pare, allora, che l’unica soluzione possibile, al netto di quelle pure interessanti tesi che hanno denunciato gli effetti dell’emergenza sanitaria sul sistema democratico, sia di affidarsi agli esperti, a chi per conoscenza ed esperienza resta in grado di indicare possibili strade a fronte di un’evenienza così globale e nuova come la pandemia.

Giuseppe Fauceglia

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