Contanti, occhio ai limiti: il Fisco guarda anche sotto il materasso

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Il limite ai contanti è rimasto invariato ma i controlli di natura fiscale sono stati rafforzati. E le incongruenze fra dichiarazioni e spese fanno scattare l’allarme. Una bagarre lunga tutto il 2021 quella sui contanti. Tanto che, iniziato il nuovo anno, le direttive del Governo sul nuovo tetto ai pagamenti era regolarmente entrato in vigore.

Il ripensamento è stato dell’ultimo minuto, con tanto di tensioni in maggioranza. Passo indietro arrivato durante le discussioni in Commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera e Governo quattro volte sotto in votazione, fino alla resa finale. Limite massimo ai pagamenti in contanti fissato nuovamente a 1.999,99 euro, rispetto ai 999,99 euro che avrebbero dovuto rappresentare il limite per l’anno 2022.

Con previsione di un’ulteriore scorciata al 2023. Tutto rimandato di un anno invece. E se ai normali contribuenti cambia sostanzialmente poco, per le piccole e medie imprese il sospiro di sollievo c’è stato. Anche se il Governo ha tenuto a far sapere che la vigilanza anti-evasione e anti-riciclaggio seguirà il naturale percorso di implementazione.

Una precisazione necessaria, anche per determinare al meglio fin dove è effettivamente possibile spingersi (ancora) con l’uso dei contanti. Non è un’avversione allo strumento in sé quella che arriva dall’esecutivo, quanto piuttosto una strategia precisa di contrasto a pratiche illecite, come appunto il riciclaggio e soprattutto l’evasione fiscale, indicata dal premier Draghi, già nel suo discorso di insediamento, come il male principale del nostro Paese. Va da sé che gli sviluppi internazionali, dal persistere della pandemia alla guerra, abbiano cambiato gli scenari. Il controllo fiscale resta però una delle poche basi solide del momento storico.

Contanti in casa, c’è un limite? Cosa bisogna sapere davvero

E’ chiaro che nessuno verrà mai a bussare alle porte dei contribuenti, costringendoli a svuotare i salvadanai. Lo è altrettanto, però, il fatto che controllo fiscale e dichiarazione dei redditi vanno di pari passo. E di qualsiasi aspetto non dovesse tornare al momento delle verifiche, sarà chiesto conto al contribuente interessato. Come abbiamo visto, il Governo e l’Agenzia delle Entrate hanno rafforzato i loro strumenti di sorveglianza sul piano fiscale, attingendo a banche dati precise fra quanto in possesso del Fisco e quanto dichiarato dai cittadini. La tattica è quella del raffronto fra spese effettive e capacità di spesa, sulla base delle varie dichiarazioni dei redditi. Ecco perché, di per sé, il semplice possesso di denaro contante non può essere considerato un illecito.

Tutt’altro. La natura della violazione può essere solo sul piano fiscale e solo nel momento in cui i conti non dovessero tornare. Non esistono leggi che limitino nemmeno il possesso di denaro indosso, in quanto l’essere colto con varie quantità di denaro, in sé per sé, non è connesso ad alcun illecito.

La limitazione, invece, riguarderà l’uso dei soldi ed eventuali incongruenze portate dai pagamenti non tracciabili. Si parla, chiaramente, di somme superiori ai 2 mila euro, in quanto i controlli di natura fiscale scatterebbero unicamente oltrepassata tale soglia. In questi casi, sarà effettuata una segnalazione all’Unità di informazione finanziaria, alla quale seguirà in caso un accertamento dell’Agenzia delle Entrate.

Chiaramente, essere ritrovati con indosso quantitativi di denaro eccessivi, pur non violando esplicitamente alcuna norma, potrebbe insospettire in caso di controlli. E gli agenti avranno il diritto di fare domande circa la provenienza dei soldi. Eventuali sospetti emergerebbero qualora l’importo non fosse giustificato dai redditi del portatore. In sostanza, possedere denaro in contanti non può essere considerata alla stregua di una violazione né una possibile occasione di sanzione. Ma sul piano reddituale tutte le tessere del proprio puzzle fiscale dovranno combaciare alla perfezione. Altrimenti nemmeno il proverbiale materasso potrà salvare dagli accertamenti del Fisco.

Fonte: contocorrenteonline.it

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