Covid e poi la guerra, l’esperta: “Danni economici ma anche e soprattutto psicologici”

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Quali possono essere gli effetti della guerra in Ucraina sulla psiche? La testata on-line Globalist ne ha parlato con la dottoressa Silvia Parisi, psicologo Torino.

Dottoressa, che conseguenze può avere il conflitto subito dopo la pandemia da coronavirus da cui sembra che siamo usciti?
È inevitabile che una situazione del genere sia fonte di disorientamento e di depressione. È come se nel corso di questi ultimi due anni fossimo stati in balia, senza soluzione di continuità, dell’imprevedibilità. Prima era colpa del virus, mentre adesso dipende tutto dagli scontri in Europa. Così, in molte persone tutto questo si traduce in una forte ansia. Il coronavirus ha contribuito a sconvolgere le nostre vite, e ora il disorientamento è rafforzato dalla guerra in Ucraina. In tanti si lasciano colpire dal pessimismo, e pare esserci un maggiore scetticismo nei confronti del futuro.

Per quale motivo?
Il fatto è che lo stato di allerta che è correlato al Covid non è ancora terminato; insomma, non siamo usciti da quel problema è già siamo catapultati in un disastro nuovo. Proprio nel momento in cui pareva che la stretta dell’emergenza si stesse un po’ allentando, ecco che arriva un nuovo scenario a terrorizzarci. La guerra rappresenta una tempesta nuova, ancora più spaventosa perché non è invisibile come il virus ma concreta, sotto gli occhi di tutti. La nostra attualità è drammatica. Per paradosso, in passato le pandemie erano una conseguenza delle guerre, mentre questa volta è successo l’opposto.

Quali ripercussioni ha questa costante situazione di incertezza?
Prima il virus e adesso la guerra ci fanno capire quanto le nostre vite siano esposte alle azioni altrui, e non siano interamente sotto il nostro controllo. È bene non sottovalutare la reazione di ansia che ne deriva, perché non si tratta solo di una patologia che coinvolge questo o quel soggetto, ma di un potenziale pericolo per ognuno di noi. Le incertezze e le paure condizionano in maniera significativa il nostro modo di approcciare i problemi e la nostra capacità di fare fronte alle crisi, siano esse ordinarie o straordinarie. C’è da tener presente, inoltre, che la guerra in Ucraina ci appare più vicina rispetto a quanto accade per altri conflitti. Sia il virus che la guerra provengono da Oriente, ma l’Ucraina in fin dei conti è Europa, ed è per questo motivo che la tensione è ancora maggiore.

L’impatto economico incide sulle nostre paure?
Sono tanti i fattori in gioco: per esempio la solidarietà che nutriamo nei confronti delle badanti ucraine che si prendono cura delle persone anziane nel nostro Paese. Inoltre, gli eventi che da inizio 2020 stanno caratterizzando le nostre vite sono accomunati da una cronicità che è per molti versi traumatica, con conseguenze – non solo dal punto di vista fisico, ma anche a livello psichico – che non possono ancora essere valutate in maniera completa. Nel caso in cui gli effetti economici della guerra si dovessero tradurre in un incremento della disoccupazione e della povertà, quello che ne deriverà sarà un mix esplosivo, a causa del quale ansia e depressione non potranno che crescere.

Cosa si può fare, allora, per prevenire questa situazione?
Essere esposti a ciò che è imprevedibile ci fa sentire impotenti, ma vale la pena di darsi da fare per rimediare. Per esempio, possiamo provare a rendere un evento negativo una occasione di apprendimento, imparando a capire che non possiamo avere il controllo su tutto quello che ci succede. Inoltre dobbiamo sforzarci per aumentare la nostra soglia di dispiacere, pensando che alcuni progetti devono essere rinviati o annullati perché prima di tutto dobbiamo cercare la pace.

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