Profondissima quiete (di Enzo Capuano)

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Mentre mi recavo a casa del mio amico Cesare pensavo a come siamo continuamente proiettati a raggiungere degli obiettivi, sempre più instabili e lungo percorsi sempre più complicati per la complessità delle regole (se volete leggete burocrazia). In questa incertezza confusa e caotica spesso avvertiamo la necessita di fermarci, di allontanarci da ciò che ci circonda.

Giunto a casa del mio amico, Cesare mi chiese di fargli compagnia in cucina, stava preparando il caffè. Sul tavolo aveva predisposto un contenitore con dei biscotti e un piccolo vassoio con due tazzine di ceramica. Mentre l’aroma del caffè si diffondeva, si sedette difronte a me.

“Ho letto che uno studio Israeliano, – dissi mentre lui iniziava a sorseggiate il caffè – ha dimostrato l’utilità della quarta dose di vaccino per il Covid 19 negli ultraottantenni e nei soggetti fragili con malattie pregresse, per cui il governo sta organizzando una quarta dose proprio per queste fasce di popolazione. Inoltre si sta lavorando ad un nuovo vaccino, probabilmente disponibile in autunno, in grado di fermare le varianti

Dopo una breve pausa gli parlai dei pensieri che avevo avuto mentre lo raggiungevo.

La luce che entrava dal balcone attraversava tutta la cucina e proiettava le nostre ombre sulla parete opposta; oltre i vetri, in lontananza, si poteva ammirare il mare, azzurro e piatto.

Cesare, quando finii di parlare, bevve l’ultimo sorso di caffè e ignorando quanto avevo raccontato del Covid, disse: “Sto leggendo un libro di Robert Pirsig, scrittore e filosofo statunitense; sono alle pagine in cui analizza la “pace mentale interiore” e asserisce che è raggiungibile a tre livelli di comprensione.

La prima è la quiete fisica che sembra la più facile da perseguire. Poi parla della quiete della mente caratterizzata dalla mancanza di pensieri vaganti.

La terza dimensione, la più difficile da ottenere, consisterebbe nella quiete dei valori, stadio in cui non si aggirano più desideri, ma ci si limita a seguire i gesti della vita senza aspirazioni.”

Posai la tazzina nel vassoio e intervenni: “Schopenhauer sosteneva che ‘ciascuno fuggirà, sopporterà, oppure amerà la solitudine, in una proporzione esatta con il valore della propria personalità. Nella solitudine infatti il miserabile sente tutta quanta la sua miseria mentre il grande spirito percepisce tutta la sua grandezza.

La vera e profonda pace del cuore e la perfetta tranquillità d’animo si troveranno soltanto nella solitudine. Se in tal caso la propria individualità è grande e ricca, si godrà dello stato più felice che possa venir ritrovato su questa povera terra.’

Rimasi per un po’ in silenzio pensieroso e alla fine aggiunsi: “L’assenza di desideri è probabilmente la via per la pace interiore, ma bisognerebbe comprendere quanto questa pace possa appartenere a coloro che vivono e per vivi intendo uomini e donne che hanno progetti, sogni, scopi e vivono circondati da gente che amano.

Una calma interiore intesa esclusivamente come solitudine e assenza di desideri credo abbia un sottile confine con la morte dell’anima.

“Concordo, – riprese Cesare –  la solitudine è la strada per annullare i conflitti ed è probabilmente la via giusta in quei periodi della vita in cui si sente l’esigenza di mettere in ordine i pensieri, ma io concepisco la solitudine e la quiete come momenti in cui rileggere e ricollocare il passato, come momento di crescita e di progettualità. “

Intervenni nuovamente: “Credo che la chiave sia la modalità con cui viviamo il tempo. Lao Tzu, filosofo cinese, vissuto nel VI secolo a.C., considerato il fondatore del Taoismo, diceva che “Se ti senti depresso, stai vivendo nel passato, se ti senti ansioso, stai vivendo nel futuro, se ti senti in pace, stai vivendo nel presente.

I buddisti con la teoria del “qui e ora” ritengono che i difetti del passato e le preoccupazioni del futuro tolgano la serenità. Al contrario, vivere il “momento” è il modo per realizzare la pace e l’equilibrio interiore.

Tacqui per un breve periodo poi aggiunsi sorridendo: “Certo non si può, durante la pausa di un caffè, cogliere il miglior modo di vivere, ma certamente concentrarsi sul presente, vivere nel silenzio immaginando l’infinito, cercare costantemente l’equilibrio sono probabilmente le caratteristiche per un vivere quieto, ma costruttivo.

Cesare, anche lui sorridendo, guardando attraverso i vetri il mare lontano a memoria recitò:

“e sovrumani/ silenzi, e profondissima quiete / io nel pensier mi fingo , ove per poco / il cor non si spaura e come il vento / odo stormir tra queste piante, io quello / infinito silenzio a questa voce / io vo comparando: e mi sovvien l’eterno, / e le morte stagioni, e la presente / e viva, e il suon di lei. Così tra questa / immensità s’annega il pensier mio: / e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Enzo Capuano (capuanov@tiscali.it)

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  • La solitudine è stato d’animo : “Amore, che devo inventare /Io come i poeti e gli uccelli qui in terra equilibrio non ho /Ma il cuore mi spinge a rischiare /E su questo filo attaccato alla luna ogni sera vivrò..”, sono i versi de “ L’acrobata”, una canzone di M. Zarrillo che descrivono la figura del sognatore, colui che si isola dalla realtà e con la mente vive nel suo mondo parallelo. «Un intero attimo di beatitudine! È forse poco, anche se resta il solo in tutta la vita di un uomo?» è ciò che esclama il sognatore di “ Le notti bianche” di Dostoevskij. Ma l’isolarsi e chiudersi in se stesso, per poter raggiungere lo stato di grazia, (Beata solitudo, sola beatitudo), non permette di vivere pienamente la vita, che scorre veloce senza che si possa captare attraverso i sensi tutto ciò che costituisce il patrimonio reale in questo viaggio dell’uomo. Poi, come in ogni medaglia, c’è l’altra faccia della solitudine, quella non cercata ma subita: “Due anziani trovati mummificati in casa in Friuli, morti da mesi: nessuno li cercava da tempo.(La Repubblica del 14/04/2022), è questa la forma di solitudine più estrema, l’assenza totale di legami affettivi. Ma vi sono tante altre forme di solitudini altrettanto atroci, penso a Putin nei momenti in cui ha maturato l’idea di attaccare l’Ucraina, senza gravare la sua coscienza di alcun peso nel programmare morte e distruzione. Siamo animali sociali, viviamo in città simili a formicai, ma siamo isole nell’oceano. Inganniamo noi stessi, illudendoci che i miliardi di messaggi social scambiati ogni giorno ci facciano sentire parte di una comunità, ignorando chi o cosa ci circonda. Scorgiamo per strada persone che, collegati a un auricolare, parlano da soli, vediamo persone con lo sguardo ossessivamente fisso sullo smartphone, che ti sfiorano senza vederti. Vediamo tante persone al guinzaglio del loro cane, che gli ci si rivolgono sussurrandogli: “su, vieni a papà”, “dai a mamma, cammina”.,
    “Ognuno sta sul cuor della terra, /trafitto da un raggio di sole: /ed è subito sera.”

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