Ravello: il 24 aprile si presenta il libro “Paisà, sciuscià e segnorine”

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Il 24 aprile, lo storico e giornalista Mario Avagliano presenta a Ravello il suo ultimo volume Paisà, sciuscià e segnorine. Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile (Il Mulino, 2021), scritto assieme a Marco Palmieri.

Appuntamento alle 17.00 nella splendida location dei Giardini del Monsignore, adiacente a Palazzo Episcopio. Proprio il luogo in cui il 24 aprile del 1944 prestò giuramento il primo governo di unità nazionale e in cui Re Vittorio Emanuele III soggiornò dall’11 febbraio al 15 luglio dello stesso anno, firmando, il 5 giugno, il passaggio luogotenenziale al figlio Umberto.

Per queste ragioni l’iniziativa assumerà un particolare significato considerato anche l’attuale contesto storico che ci ricorda più che mai il valore prezioso della democrazia. E proprio a Ravello, in quel momento determinante della Storia Patria, si sono gettate le basi dell’Italia democratica e repubblicana.

Vicende a cui si aggiunge l’uccisione del marinaio ravellese Andrea Mansi il 12 settembre del 1944 durante le Quattro Giornate dei Napoli di cui si parla nel volume, diventato in breve tempo un grande successo editoriale.

L’evento, organizzato dal Comune di Ravello con l’Associazione Giornalisti di Cava e Costa d’Amalfi, in caso di avverse condizioni meteo si svolgerà nell’auditorium di Villa Rufolo.

Ai saluti del sindaco Paolo Vuilleumier e del presidente dell’Assogiornalisti Franco Romanelli seguiranno gli interventi del consigliere con del Comune di Ravello con delega alla Cultura, Luigi Mansi, dell’archivista di Stato, Salvatore Amato e di Michela Ponzani, storica, autrice e conduttrice televisiva di programmi culturali per Rai Storia.

Il libro

La caduta di Mussolini e l’armistizio lasciano l’Italia stremata e divisa, mentre gli Alleati e i tedeschi si contendono palmo a palmo la penisola con scontri violenti, bombardamenti, stragi, rappresaglie, stupri, rastrellamenti, saccheggi, sfollamenti. Fame, disperazione, macerie e morte la fanno da padrone.

Anche l’assetto istituzionale è segnato da una profonda frattura, tra il Regno del Sud e la Repubblica Sociale Italiana. Gli Alleati sbarcano a Salerno e la linea del fronte avanza lentamente da sud a nord e in questo periodo alla feroce occupazione tedesca del centro-nord si contrappone la convivenza forzata con i liberatori anglo-americani nel Mezzogiorno.

Il peculiare percorso di uscita dalla guerra dell’Italia meridionale è il tema del libro Paisà, sciuscià e segnorine. Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile (Il Mulino), di Mario Avagliano e Marco Palmieri, che raccontano questo periodo attraverso una pluralità di fonti coeve: lettere, diari, corrispondenza censurata, relazioni delle autorità italiane e alleate, giornali, canzoni, film.

La ritirata e il breve periodo dell’occupazione tedesca del Sud lasciano sul terreno migliaia di morti e fino ad ora sono stati censiti 942 episodi di violenza e 2.623 vittime, per l’86% civili. Ma anche l’arrivo degli Alleati non è sempre pacifico, specie dove si abbatte la furia delle truppe che si abbandonano a stupri e violenze, passate alla storia come marocchinate, per il coinvolgimento dei reparti coloniali francesi.

I capitoli del libro di Avagliano e Palmieri dedicati a queste vicende sono ricchi di storie inedite o poco conosciute. La parte centrale del libro è dedicata a Salerno e alla provincia, prima oggetto dello sbarco e della battaglia tra Alleati e Tedeschi che porta alla liberazione del Mezzogiorno e poi dal febbraio 1944 capitale del Regno del Sud. Numerose le testimonianze di cittadini di Salerno e di altri centri della costiera amalfitana e della provincia citate nel libro.

A partire dall’autunno-inverno del 1943 a Salerno, a Napoli e nel Mezzogiorno la popolazione gode dei primi sprazzi di libertà e di democrazia, ma al tempo stesso deve fare i conti con le ferite lasciate dal regime e dalla guerra ed è flagellata dalla fame, dalla mancanza di alloggi e di trasporti, dal caro-vita (aggravato dalla robusta emissione di am-lire da parte degli Alleati), dal mercato nero e dalla disoccupazione, soffrendo altresì per la lontananza dei reduci.

Una disperazione diffusa che alimenta tensioni sociali, recrudescenze criminali e fenomeni di delinquenza minorile e di prostituzione. Inoltre, esaurita l’euforia della libertà riconquistata ed emersa la consapevolezza del carattere messianico e illusorio dell’aspettativa che l’arrivo degli anglo-americani, simbolizzato dal pane bianco, dalle caramelle e dalle chewing-gum, porti miracolosamente alla fine della miseria, col passare del tempo la presenza delle truppe alleate nella penisola diventa sempre meno gradita e più ingombrante per il degrado morale, sociale e anche economico di cui sono portatrici con i loro dollari e sterline e le violenze (anche di carattere sessuale) connesse al ruolo di conquistatori-occupanti.

Il saggio di Avagliano e Palmieri dimostra che in questi due anni gli italiani del Mezzogiorno iniziano un percorso di discontinuità rispetto al passato. Nelle regioni del Sud si manifesta un primo «abbozzo di Resistenza», sia attraverso i numerosi casi di militari che, all’indomani dell’armistizio rifiu­tano di consegnare le armi ai tedeschi e ingaggiano combattimenti con le truppe della Wehrmacht, sia attraverso i tanti episodi di resistenza spontanea e popolare, molti dei quali riguardano il salernitano.

Si costituiscono anche diverse bande partigiane, soprattutto in Campania (ad esempio a Positano) e in Abruzzo. Questo libro per la prima volta propone un panorama completo di questi episodi, sempre con testimonianze dirette, che attestano che la Resistenza ha riguardato anche il Mezzogiorno. Anche il racconto delle Quattro giornate di Napoli, grazie ai diari e alle testimonianze, fa giustizia di certe rappresentazioni troppo oleografiche o che esaltavano principalmente l’eroismo dei cosiddetti scugnizzi.

Inoltre, durante il breve periodo del Regno del Sud Salerno diventa capitale e matura la Svolta di Salerno di Palmiro Togliatti, che abbastanza sorprendentemente conduce i partiti antifascisti nella coalizione di governo, i cui ministri si ritroveranno poi a Ravello per il giuramento del secondo esecutivo Badoglio il 24 aprile 1944.

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