Covid, studio italiano scopre possibili molecole “spia” per prevedere malattia grave

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Alcune molecole “spia” potrebbero aiutare i medici a individuare i pazienti Covid che rischiano il decesso o comunque di sviluppare una malattia grave a causa dell’infezione. È il risultato di uno studio condotto da un team di ricercatori italiani. L’analisi sarà presentata durante il Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive, che si apre oggi a Lisbona e si concluderà il 26 aprile

Sarebbero un particolare gruppo di citochine – molecole proteiche prodotte da vari tipi di cellule – a permettere di identificare chi rischia le complicazioni peggiori per il coronavirus

LE PREMESSE DELLO STUDIO – In molti pazienti Covid si è osservata una reazione eccessiva del sistema immunitario, dove livelli altissimi di citochine vanno a causare infiammazioni che in alcuni pazienti possono portare a insufficienza d’organo e alla morte

Quello che non è ancora del tutto noto è quali siano le citochine che guidano il processo che dall’infiammazione porta a conseguenze peggiori. Se si riuscisse a misurare i livelli di queste “molecole spia” al momento del ricovero per Covid-19, si potrebbe anche identificare chi rischia più degli altri e di conseguenza personalizzare da subito la terapia necessaria

LA RICERCA – È con questo obiettivo che sono partite le ricerche di Emanuela Sozio, medico della Clinica malattie infettive dell’Azienda sanitaria universitaria centrale di Udine, e dei colleghi del Dipartimento di medicina di laboratorio. Il loro studio – retrospettivo – è stato condotto su 415 pazienti (65,5% maschi) ricoverati per Covid tra maggio 2020 e marzo 2021

Il nucleo di soggetti esaminati comprendeva sia pazienti con malattia ritenuta grave/critica sia quelli con malattia lieve/moderata, secondo i criteri elaborati dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità)

Il 15,7% del totale dei pazienti – di età media di 70 anni –  è morto in ospedale, mentre il 23,6% ha comunque avuto un esito negativo (intubazione orotracheale e/o morte)

I livelli di citochine presenti nell’organismo dei pazienti sono stati misurati al momento del ricovero in ospedale, per poi confrontarli in un secondo momento, in combinazione con altri biomarcatori (come ad esempio la proteina C-reattiva)

Guardando alle citochine e ad altri biomarcatori presenti nel sangue dei pazienti Covid, i ricercatori sono così stati in grado di prevedere quali persone fossero più in pericolo di altre

È emerso che alti livelli di proteine IP-10 andavano a segnalare una risposta immunitaria che poteva portare a sviluppare fibrosi polmonare, con conseguente necessità di intubazione

È stato scoperto anche che alti livelli della citochina pro-infiammatoria IL-6 possono essere accompagnati a livelli altrettanto alti di Sil2ra e IL-10, altre due sostanze antinfiammatorie. Il passaggio è importante: in questi casi i farmaci immunosoppressori normalmente utilizzati nelle cure per Covid-19 potrebbero portare invece a conseguenze negative

 

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