Immaginare Calcutta (di Enzo Capuano)

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Nelle narici quell’odore inconfondibile. Mentre il brusio di fondo saturava gli spazi, quell’odore donava un’impalpabile sensazione di completezza. Sergio era diretto a rincorrere nuove emozioni e sognava, ancora una volta, di catturare qualcosa di insolito,

Nelle cuffiette la musica continuava a girare: “I’am the passenger, and i ride and i ride, i ride through the city’s backside, i see the stars come out of the sky…”

Era arrivato con largo anticipo in aeroporto. Il volo che gli avrebbe permesso di raggiungere la sua destinazione sarebbe partito solo dopo alcune ore.

Si fermò ai piedi del cartellone che indicava le partenze. Il volo per Torino non era ancora indicato. Con lo sguardo all’insù, come sempre, iniziò ad analizzare con quale delle mete elencate avrebbe scambiato volentieri il luogo nel quale era diretto.

Pensò:

“Ore 10.10 Milano. No”

Ore 10.20. New York. L’amo profondamente, ci vado sempre volentieri, la prossima volta, ho in programma, di andare alla ricerca delle opere progettate da Renzo Piano.

Ore 10.30 Madrid. Andrei volentieri a rivedere il Prado e a perdermi in Plaza Major. Ma non oggi.

Ore 10.45 Zurigo. No

Ore 11.00 Berlino. Affascinante, sempre più sorprendente.

Ore 11.00. Barcellona: allegra, solare.”

Il nome della città catalana riportò alla mente di Sergio tutte le occasioni che lo avevano portato in quel luogo … si rivide nell’antico bar Marsella, nel cuore del Raval, sulle tracce di Hemingway, Mirò, Gaudì, Dalì, Picasso, a sorseggiare l’assenzio.

In quell’insolito locale dal sapore antico tutto è fermo agli inizi del Novecento: le pareti con i segni del tempo, il soffitto scrostato, il vecchio pavimento in ceramica, l’arredamento in legno, gli specchi macchiati dagli anni, la luce soffusa, i vecchi poster pubblicitari, le bottiglie impolverate dalle etichette spesso illeggibili. Si rifugiava lì, lontano dalla quotidianità, quando aveva voglia di pace e di riordinare i pensieri.

Ritornò al presente, un ampio spazio con numerosi negozi e con un andirivieni continuo di uomini e donne che si muovevano in fretta. Una luce gialla si accendeva a intermittenza riflettendosi nelle vetrine del negozio difronte. Cercò e si sedette a un tavolo del bar che era nei pressi. Scelse una sedia che gli permettesse di continuare a vedere il quadro dei voli.

Ordinò un cappuccino. Diede uno sguardo al quotidiano che aveva acquistato. Riportava molte notizie sulla pandemia da Covid, che lo portarono a ricordare quanto riferitogli dal suo medico il giorno precedente.

Molti sintomi che si presentano o si protraggono dopo l’infezione da Covid sono la conseguenza dell’infezione dal SARS-CoV-2. Tale complessa e duratura sintomatologia viene definita Long-Covid .

Un recente studio pubblicato su Lancet ha, però, chiarito che solo alcuni di questi sintomi possono essere realmente associati all’infezione, in particolare: disgeusia/anosmia, dispnea e astenia mentre gli altri non sembrano essere correlati al coronavirus, per cui come sempre ammoniva di consultare il proprio medico per discernere il Long-Covid da altre manifestazioni, per effettuare gli interventi giusti.

Abbandonò i suoi pensieri, sorseggiò il cappuccino e ritornò al prospetto delle partenze.

“Ore 11.40 Roma. Ci passo sempre di fretta o per lavoro. Dovrei andarci qualche volta da turista e rimanerci qualche giorno me lo riprometto da tempo.

Ore 11.45. Amsterdam. Sempre affascinante.

Ore 11.55 Calcutta. Non la conosco. Farei a cambio volentieri. Ecco partirei per Calcutta.

Ore 12.10 Bruxelles.

Ore 12.25. Boston.

Ore 12.25 Dublino.

Aveva scelto la meta per cui abbandonò il tabellone e spostò lo sguardo su una giovane donna che procedeva verso il bar. Indossava un tailleur grigio scuro su cui creava un piacevole contrasto una sciarpa rosa.

Si sedette al tavolo accanto al suo. Sergio continuò a osservarla con fare distratto. Era molto bella: capelli neri appena mossi, un corpo esile. Le dava poco più di trent’anni.

Poi l’uomo tirò fuori dallo zaino il libro che aveva con se e, per qualche minuto, tentò di leggere, inutilmente. Richiuse il libro, ritornò al quadro dei voli…. A questo punto contò, cosa che faceva spesso in aeroporto, quanti di quei luoghi riportati sul tabellone avesse visitato rispetto a quelli sconosciuti.

La sua età contribuiva in modo determinante a far sì che prevalessero quasi sempre i posti già visti, soprattutto quando i voli erano per lo più diretti verso città europee.    Vinsero facilmente i luoghi noti: 18 contro 4.

Ritornò ad osservare la donna. La vide aprire la borsa, prendere il rossetto e passarselo velocemente sulle labbra, senza specchiarsi; poi lo ripose e, mentre continuava a far scivolare le labbra l’una contro l’altra, dal tavolo prese un libro.

Sergio riuscì a comprendere il titolo: “La solitudine dei numeri primi”, di Paolo Giordano, lo aveva letto. Il romanzo racconta di un uomo e di una donna che non riescono per tutta la vita ad incontrarsi, nonostante siano stati costantemente vicini.

Inattesa una voce femminile annunciò il volo per Calcutta. La donna si alzò e si avviò al gate. Nel passargli accanto cercò lo sguardo dell’uomo, accennò un sorriso e proseguì per l’imbarco.

Dopo una decina di ore avrebbe raggiunto la meta, quando lui sarebbe, probabilmente, stato in un bar di Torino, a sorseggiare un caffè immaginando di essere per le vie di Calcutta in compagnia di una giovane donna che indossava un tailleur grigio scuro e una sciarpa rosa e sorrideva.

di Enzo Capuano

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