Dove le capre conoscono l’incanto del precipizio (di Enzo Capuano)

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Negli anni scorsi, mentre scrivevo il mio ultimo romanzo “Zero non esiste. Ritorno in Val d’Agri”, per poter meglio ricordare i luoghi, ho fatto numerose escursioni in Basilicata.

Quel giorno di metà Luglio, diretti a Laurenzana, ero in compagnia del mio amico Mimmo Galotta. Era lui alla guida, mentre io ammiravo il paesaggio.

Non avevo mai visitato quel paesino ma geograficamente era ben impresso nella mia mente in quanto è uno dei quattro agglomerati che ho osservato in più occasioni dalla sommità del Monte della Madonna di Viggiano, sul versante opposto alla Val d’Agri. Gli altri borghi sono: Calvello, Abriola e Anzi.

Mentre l’auto procedeva spedita Mimmo raccontava delle estati della sua infanzia, trascorse a Laurenzana, e del mondo contadino degli anni cinquanta e sessanta. Ricordava come fosse uno dei pochi del paese ad aver visto il mare.

Quella distesa infinita, per la maggior parte dei suoi amici, aveva allora lo stesso fascino della luna, un luogo lontano e irraggiungibile. “A quel tempo – continua Mimmo – le donne impastavano il pane a casa e si servivano di un unico forno per cuocerlo. Su ogni pezzo apponevano un timbro per riconoscerlo quando tutte le forme venivano sfornate contemporaneamente”.

Poi passò a descrivermi le case, simili a quelle raccontate da Carlo Levi in Cristo si è fermato ad Eboli, dove uomini e bestie condividevano gli spazi e dove i pochi ambienti venivano divisi da un telo tenuto su da un filo di corda…

Arrivati a Laurenzana assistemmo alla messa, tenuta nel Largo Fiera in onore della Beta Vergine del Carmelo, patrona del paese e poi gironzolammo per il paese ad ammirare le sue viuzze, avendo come obiettivo i ruderi dell’antico Castello e la Chiesa di S. Maria Assunta, entrambi alla sommità dell’agglomerato, aggrappati ad una rupe, in un insieme particolarmente suggestivo. Da lì, in più, si godeva un fantastico panorama sull’Appennino Lucano.

Prima di lasciare il paesino Mimmo mi chiese di accompagnarlo al cimitero dove sono sepolti i suoi nonni materni. Accettai volentieri, sapevo infatti che, inglobati tra le mura del cimitero, in quella che fu il convento di S. Maria ad Nives, c’erano degli affreschi del XVI secolo di Giovanni Todisco, non più aperti al pubblico.

Giovanni Todisco è uno dei pittori lucani i cui dipinti inseguo da quando ho visitato i suoi affreschi del Monastero di Santa Maria d’Orsoleo a Sant’Arcangelo e quelli della Chiesa di Santa Maria Maggiore in Rabatana a Tursi.

Il guardiano del camposanto, sorpreso dalla mia richiesta, ci condusse, attraverso stretti cunicoli e corridoi bui, agli affreschi. Rimasi per infiniti minuti muto ad osservare ogni particolare di quel capolavoro, tra l’altro, conservato molto bene, mentre Mimmo e il guardiano chiacchieravano degli antichi uomini del luogo.

Infine fotografai l’ultima pagina di un registro impolverato che riportava le firme dei visitatori. Le date apposte evidenziavano la quasi totale assenza di ospiti; in quell’ultimo foglio, infatti, si concentravano tutte le firme dal 2004 al 2015, dopo più niente.

Il tempo, ancora una volta, mi apparve sospeso in una dimensione surreale in cui si mescolavano il sapore della ricerca, le vibrazioni del viaggio, i profumi della terra, il mistero dei morti… e lo stupore della scoperta di luoghi nascosti.

Prima di andare via il guardiano, avendo appreso che sono cardiologo, mi chiese cosa avrebbe dovuto fare avendo scoperto di avere alti valori di omocisteinemia.

Gli spiegai che la concentrazione di omocisteina nel sangue correla con gli eventi cardiovascolari, ma nessuno studio ha dimostrato che riducendo questi valori si riducono gli eventi per cui era più utile concentrarsi nel contenere i classici fattori di rischio come il colesterolo-LDL, l’ipertensione arteriosa, il diabete, il fumo di sigaretta, etc… Fu contento, quei parametri erano già ben controllati.

Ritornati in auto Mimmo riprese a guidare e io ripresi ad ammirare il paesaggio lucano. Mentre attraversavamo, tra alti monti, ampi spazi dalle mille tonalità di verde mi ritornarono in mente i versi di una poesia che amo particolarmente, di Giuseppe Antonello:

“Abbiamo strade sazie di sole / tra le montagne scoperte / dove le capre conoscono /l’incanto del precipizio. / Si va da una masseria di miseria / a un paese di miseria /per una scatola di fiammiferi / Vi saranno le more ai rovi, / ristoro di Dio. / Il sole, le cicale e i serpi / sanno quanta poca ombra / dà alla terra un cardo.”

di Enzo Capuano

2 Commenti

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  • Sto leggendo questo articolo sul PC, molto più congeniale rispetto allo schermo di un cellulare. Immagino questo luogo e la sua atmosfera, col cuore e la mente incantati che ho provato anch’ io nel mio vagabondare. Dopo, come di consueto, passo a sfogliare i quotidiani nazionali on line. Senza intenzione, mi fermo e rifletto sugli articoli del giorno. Mi viene spontaneo immaginare all’ improvviso come Gianluca Vacchi o altri personaggi trendy di cui si parla copiosamente in queste pagine elettroniche possano aver mai pensato e poi scritto:” dove le capre conoscono l’incanto del precipizio”. Continuo a sfogliare i quotidiani, si susseguono i titoli, un diciottenne uccide 22 bambini nel Texas, una neonata ricoverata è positiva alla cocaina, continuano i massacri quotidiani nel Donbass ormai nell’indifferenza mondiale, le figlie uccidono la madre per soldi, una figlia fa a pezzi la madre nella vasca da bagno….e così via. C’è qualcosa che non quadra nella presunta superiorità della società occidentale. Penso che a parte le capre, anche l’umanità si sente sfiorare dal brivido dell’ abisso, in cui il mondo si sta follemente correndo a precipitare.

  • Ho.letto cn piacere qs articolo…ke mi ha riportatacol cuore alla Lucania della mia infanzia..quando con okki pieni di stupore osservavo gli scenari naturali di uno splendore immenso.
    Le sfumature dei”mille vedi”
    Son ancora dentro di me e mi hanno accompagnato in tutta la mia vita..
    Quando mo son ritovata triste…e tuttoggi..mi son sempre rifugiata nel verde..ricordando le parole del mio babbo(…che riecheggiano nel mio cuore leggiadre, come foglie danzanti nel vento)=
    Niente al mondo potra’
    Mai, esserti piu Amico ..
    di 1 libro,o di 1 albero,nella loro profonda essenza”
    Qs é il senso..di essere nata in
    Basilicata.
    Grazie 1000, x le
    Emozioni ke ho
    Riprovato!!!

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