Accise, un po’ di chiarezza (di Tony Ardito)

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Nonostante i tentativi del Governo di contenerlo, il prezzo del carburante – segnatamente nell’ultimo periodo – non smette di lievitare, stracciando con scadenze sempre più brevi inaccettabili record. Una spirale la cui costante è rappresentata dai costi delle accise; ad esse infatti vengono attribuiti i salassi del rifornimento.

C’è da dire che queste tasse si sommano ad altri costi, primo fra tutti l’Iva (al 22%), oltre al prezzo industriale (il costo del petrolio) e al margine lordo, ovvero la cifra che finisce nelle tasche dei distributori. Componenti fisse e variabili che assieme determinano il prezzo di benzina e diesel.

Il vocabolario definisce le accise un “Tributo indiretto a riscossione mediata che si applica a determinati beni (per esempio, carburanti, elettricità, alcolici, sigarette, fiammiferi) al momento della produzione o della vendita, e viene pagato dal produttore o dal commerciante trasferendone l’onere sul consumatore, cioè includendolo nel prezzo di vendita”. Più semplicemente, tasse.

Tasse introdotte negli anni per finanziare risposte a determinate emergenze, che ritengo utile elencare, anche per sgombrare il campo da una certa propaganda che farebbe immaginare peraltro il Sud del Paese quale protagonista in negativo: 1) 1956, Finanziamento supporto crisi di Suez – 0,00723 euro; 2) 1963, Ricostruzione disastro del Vajont – 0,00516 euro; 3) 1966, Ricostruzione alluvione di Firenze – 0,00516 euro; 4) 1968, Ricostruzione terremoto del Belice – 0,00516 euro; 5) 1976, Ricostruzione terremoto del Friuli – 0,00511 euro; 6) 1980, Ricostruzione terremoto dell’Irpinia – 0,0387 euro; 7) 1982, Finanziamento missione ONU in Libano – 0,106 euro; 8) 1996, Finanziamento missione ONU in Bosnia – 0,0114 euro; 9) 2004, Rinnovo contratto autoferrotranvieri – 0,020 euro; 10) 2005, Acquisto autobus ecologici – 0,005 euro; 11) 2009, Ricostruzione terremoto de L’Aquila – 0,0051 euro; 12) 2011, Finanziamento alla cultura – 0,0071; 13) 2011, Finanziamento crisi migratoria libica – 0,040 euro; 14) 2011, Ricostruzione alluvione Toscana e Liguria – 0,0089 euro; 15) 2011, Finanziamento decreto “Salva Italia” – 0,082 euro; 16) 2012, Finanziamento ricostruzione terremoto Emilia – 0,024 euro; 17) 2014, Finanziamento “Bonus gestori” – 0,005 euro; 18) 2014, Finanziamento “Decreto fare” – 0,0024.

Come è facile riscontrare, delle 18 elencate solo 2 afferiscono a eventi accaduti nel Meridione. A sostegno della verità e per far chiarezza pure su come poi siano state realmente ripartite e spese nel tempo le risorse, ci son state copiose prese di posizione, non ultima da parte del Comitato Sindaci ed Amministratori Terremoto 23 novembre 1980, che riportò una dettagliata analisi dei principali eventi sismici, a partire dal 1968, operata dal Servizio Studi della Camera dopo il terremoto a l’Aquila del 2009, dalla quale emersero dati inequivocabili.

Le aree la cui ricostruzione viene da sempre portata ad esempio, ovvero Friuli, Umbria e Marche, hanno avuto risorse finanziarie di gran lunga superiori a quelle degli altri due territori presi in esame, il doppio in più della Campania e Basilicata ed addirittura il triplo in più rispetto al Belice.

Prendendo, poi, in esame non solo l’aspetto quantitativo delle risorse, ma anche quello relativo all’arco temporale in cui queste sono state destinate ai comuni colpiti, si nota che esso è molto concentrato nei primi due casi e fortemente dilatato con una tendenza addirittura alla rarefazione negli altri due.

È il caso di non aggiungere altro.

di Tony Ardito

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