15 mila pecore annegate in Sudan, Animal Equality: “Ora basta”

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La tragedia che ha colpito nel nord-est del Sudan domenica mattina una nave mercantile che trasportava circa 15.800 pecore vive si poteva evitare e Animal Equality condanna fermamente il continuo sfruttamento degli animali costretti a subire questi trasporti disumani e spesso in piena violazione delle norme anche minime di benessere animale.

Sebbene le cause dell’affondamento non siano ancora note, l’Agence France-Presse ha raccolto la testimonianza anonima di un funzionario dell’autorità portuale sudanese che ha dichiarato che la nave affondata nel porto di Suakin sarebbe affondata per il carico eccessivo a bordo. Sulla nave Badr 1, diretta in Arabia Saudita, erano stati caricati infatti quasi settemila animali in più rispetto a quelli che avrebbe potuto trasportare, vale a dire al massimo novemila.

La nave ha impiegato diverse ore prima di affondare, lasciando probabilmente le pecore agonizzare a lungo prima di trovare la morte. In totale ne sono state recuperate e soccorse circa 700, ma molte di esse al momento del salvataggio erano in pessime condizioni di salute.

Animal Equality condanna da tempo il trasporto degli animali vivi, una pratica obsoleta e inutile che provoca solo sofferenza per le centinaia di milioni di animali che ogni giorno viaggiano ammassate in condizioni di stress estremo in tutto il mondo.

“Questa pratica tocca da vicino anche l’Unione europea, Italia compresa, per questo è opportuno che la Commissione europea, chiamata a rivedere il regolamento sui trasporti degli animali (Regolamento del Consiglio (CE) n. 1/2005) e a fornire una nuova proposta legislativa nell’autunno del 2023, riveda in modo ambizioso le forme di controllo e di tutela a sostegno del benessere animale – ha dichiarato Alice Trombetta, Direttrice Esecutiva di Animal Equality Italia – La tragedia che ha coinvolto migliaia di pecore nel Mar Rosso è l’ultimo epilogo di una lunga serie di viaggi infernali che gli animali sono costretti a sopportare tra paura, fame e temperature micidiali, ma il tempo delle scuse è giunto al termine, bisogna agire”.

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