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Non fu ‘stalking condominiale’ assolto da ogni accusa il notaio Gino Mottola

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La vicenda giudiziaria ebbe inizio nel 2012 ad opera di due coniugi residenti a Salerno nella stessa palazzina ove il notaio Gino Mottola aveva lo studio professionale. Sin dall’anno 2007 il notaio aveva cercato di far compiere l’indispensabile manutenzione al fabbricato ove esercitava la funzione pubblica delegatagli dallo Stato; infatti, la signorile palazzina, costruita alla fine degli anni “70, necessitava ormai di importanti lavori strutturali tra cui il rifacimento del lastrico solare da cui filtrava, da anni, acqua piovana causando stillicidio nei due sottostanti appartamenti Mottola.

Fatte approvare dal diligente notaio le relative delibere dall’assemblea condominiale, tali deliberati non furono eseguiti, nonostante le richieste avanzate al Condominio. Senza aver ottenuto copia delle relative delibere assembleari ed in particolare del deliberato dell’11 marzo 2007 (consegnato soltanto dopo oltre sei anni e contenente l’approvazione di importanti lavori), il dr. Mottola si trovava nell’impossibilità di dimostrare l’avvenuta approvazione dei lavori. Ogni tentativo di ricostruzione del contenuto delle delibere o di far riapprovare i medesimi lavori si scontravano con l’inerzia di coloro che ne osteggiavano l’esecuzione.

La prima querela da parte dei coniugi  risale alla fine del 2012, alla quale fecero seguito, a distanza di pochi mesi, altre due querele da parte dei citati coniugi, irritati dalla diligenza del notaio di ottenere la manutenzione dello stabile.  Di qui la formulazione di stalking condominiale.

Il Giudice dr.ssa Raffaela Caccavale, in organico presso il Tribunale di Salerno, ha rigettata ogni accusa, assolvendo l’incensurato notaio che, esasperato dalle defatigatorie, sgradevoli e seriali azioni ostative ad una serena e corretta gestione del condominio, si vedeva addirittura costretto a cambiare definitivamente il proprio domicilio. Sterili sono stati i tentativi del notaio di mantenere e ripristinare rapporti pacifici e di cordialità in seno al condominio; la necessaria serenità per chi svolge una funzione pubblica era andata ormai perduta.

Il notaio, conosciuto quale integerrimo uomo di legge, dopo aver ricevuto le tre querele, con la certezza di poter dimostrare l’infondatezza di ogni addebito penale, con coerenza morale rifiutava le proposte di remissione delle querele avanzate dai querelanti, che chiedevano al dr. Mottola di essere ristorati delle spese legali da loro affrontate. Il notaio intendeva far emergere la sua innocenza e, ritenendo un ostacolo alla verità ed alla giustizia accettare tali proposte di esborso di denaro, preferì affrontare il processo, con la serenità e la fermezza d’animo che deve avere chiunque ricopra una pubblica funzione.

Nelle udienze dibattimentali preferì non replicare alle accuse e, in dignitoso silenzio, si limitò ad ascoltare impassibile le imputazioni che gli venivano mosse. Assistito dal noto avvocato Gennaro Lepre del Foro di Napoli, alla fine del dibattimento e nell’imminenza della sentenza, il dr. Mottola depositava le proprie ragioni difensive.

La costruzione degli addebiti penali crollava e l’infondatezza delle accuse trovava il suo giusto sbocco nella sentenza di assoluzione con la formula più ampia possibile che “il fatto non sussiste”. L’aver ritenuto lo stimato notaio che il proprio sacrificio di sottomettersi ad un processo penale, con la malaugurata ma possibile conseguenza di una condanna penale, fosse doveroso per far emergere la sua innocenza, ha ora raggiunto l’auspicato obiettivo.

A riprova di tale ferma volontà, il notaio, nel corso del dibattimento, rappresentò in udienza, tramite il suo avvocato, che avrebbe rinunziato ad una eventuale prescrizione qualora fosse decorso il tempo di estinzione dei fatti imputatigli ma la Giustizia è stata tempestiva ed il dr. Mottola ha conseguito la giusta sentenza di piena assoluzione.

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