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Ora l’Italia è nelle mani dei lillipuziani! (di Giuseppe Fauceglia)

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Il riflesso pavloviano del populismo parolaio, quello della campagna elettorale permanente a beneficio dei “sempreincazzati”, si è impossessato dapprima di un professore universitario, solo per caso diventato Presidente del Consiglio, e dappoi dello stesso Cavaliere, che della identità liberale, popolare ed europeista aveva (sia pur tra molte contraddizioni) fatto la sua bandiera.

Non calcolo l’eroe del papeete, perché credo che in fondo al suo cuore, misto di populismo e sovranismo, vi sia ancora, in qualche modo, il disegno di una futura alleanza con Grillo e i suoi fedeli, posta l’evidente omogeneità del nulla assoluto che entrambi connota. Nelle narrazioni complottiste del “conticidio”, il professore con acredine ha cercato e trovato la sua vendetta, evocando “linearità” e “coerenza” del movimento pentastellato, lo stesso che in questa legislatura ha governato con Salvini (Conte 1), con il PD (Conte 2) e, infine, con Draghi: un evidente esempio di coerenza !!!.

Narrazioni su cui i pasdaran pentastellati hanno costruito il loro capolavoro: abbiamo sentito la Taverna, il Toninelli, il Licheri discettare di problemi economici con la stessa grazia e competenza di uno studente del quinto anno di Ragioneria (per capirci, gli studenti di oggi, non quelli di trenta o quaranta anni fa !!).

I descamisado della politica hanno portato a compimento la loro “operazione politica speciale” (mutuo l’ espressione da Putin, anche nella vana speranza che qualcuno provveda a fare chiarezza su possibili flussi di rubli), maturata contro il Presidente Draghi.

Il “grillocontismo”  (rubo l’espressione a Domenico Quirino), quale mix di avventurismo e funambolismo, animato dalla convinzione di non dover pagare mai il conto, ha portato all’imbarbarimento delle istituzioni (per il quale già prima le altre forze politiche avevano offerto il loro non secondario contributo), all’immobilismo rotto da quella evidente manifestazione di “voto di scambio di massa”, che è il reddito di cittadinanza (naturalmente, restano sacre le vere misure di contrasto alla povertà !).

All’armata Brancaleone dei parlamentari pentastellati, guidati da un capitano di ventura indeciso ed ondivago, stretto tra il vago ricordo del suo prestigioso ruolo istituzionale e il richiamo della pancia del populismo estremo, si sono, poi,  aggiunti altri alleati. Innanzi tutto la Lega di Salvini dimentica delle esigenze dei ceti produttivi del nord-est e del richiamo dei suoi Governatori; e poi quello che resta di Forza Italia (animula vagula blandula), le cui scelte politiche appaiono simili al disperato tentativo dei naufraghi de La Medusa.

La legislatura si chiude con l’ultima scorribanda del duo giallo-verde, che sull’onda del populismo nel 2018 aveva vinto le elezioni, ma questo incerto procedere è oggi accompagnato, soprattutto per gli interessi del Paese, non già dalle note trionfali della marcia di Radetzky, quanto dalla mestizia funebre del terzo movimento della Sonata n. 2, opera 35 di Chopin.

Ma il declino che vive il Paese e la sua immagine che viene offerta all’estero non è solo colpa della politica. A Milano, nel processo di appello che riguarda i vertici dell’ ENI (la più importante società italiana) con riferimento alla presunta maxitangente in Nigeria, la Procura Generale ha rinunciato all’impugnativa, perché – ha dichiarato la stessa Procura Generale – “il processo è frutto della fantasia sfrenata dei pubblici ministeri”, “il processo deve finire qui perché il fatto non esiste, dopo otto anni di altissimi costi e di gravi ingiuste conseguenze reputazionali” (ricordo che i pubblici ministeri del tribunale di Milano, Fabio De Pascale e Sergio Spadaro sono indagati a Brescia per aver omesso prove in favore degli imputati).

In questi anni, il circuito mediatico-giudiziario, guidato da “Fatto Quotidiano”, hanno gettato fango sui vertici dell’Eni, sull’ex ed attuale amministratore delegato Paolo Scaroni e Claudio Descalzi, con gravissimi pregiudizi sull’attività di una cosi importante società.

I costi altissimi per l’indagine (parliamo di centinaia di migliaia di euro), la sofferenza di imputati risultati innocenti, la compromissione delle loro legittime aspettative non saranno risarcite da nessuno. Quanto è accaduto a Milano, è avvenuto, in misura diversa,  anche a Salerno, dove dopo 11 anni di processo e 21 mesi di reclusione, Agostino Gambino è stato finalmente assolto da ogni accusa.

Questa mia riflessione resta l’ultima prima della pausa estiva e rimando l’appuntamento con i miei lettori alla ripresa di settembre. Con l’augurio di serene, per quanto possibile in questa situazione, vacanze mi permetto di segnalare la lettura di qualche libro. Cominciamo dai “più impegnativi”, che cercherò di leggere nel mio agognato rifugio tedesco di Heidelberg: W. Rathenau, “Meccanica dello spirito”, ed. Aragno; M. Cacciari, “Paradiso e naufragio”, ed. Einaudi; poi i “più leggeri” che leggerò in spiaggia, D. De Silva, “Sono felice, dove ho sbagliato ?”, ed. Einaudi; M. Follini, “Via Savoia. Il labirinto di Aldo Moro”, ed. La Nave di Teseo; P. Buttafuoco, “Sono cose che passano”, ed. La Nave di Teseo; J. Marìas, “Tomàs Nevinson”, ed. Einaudi (in gran parte già da me “divorato”).

Buona lettura e buone vacanze.

Giuseppe Fauceglia

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