Riesumano il cadavere e gli trovano una garza: indagati Coscioni e l’equipe del Ruggi

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Muore poco dopo l’intervento chirurgico, effettuato all’ospedale Ruggi di Salerno, dal professore Enrico Coscioni, primario di cardiochirurgia 2, e dalla sua equipe.

Il magistrato che indaga sul decesso di un 62enne di Capaccio ha disposto, nei giorni scorsi, la riesumazione della salma e l’effettuazione della relativa autopsia. E dagli esami – come riporta oggi il quotidiano “Le cronache” consultabile online – il sospetto che qualcosa non fosse andata per il verso giusto è diventato realtà.

Nel corpo dell’uomo è stata ritrovata una garza di circa 15 cm che poi avrebbe portato alla morte dell’uomo. Per questo motivo risultano indagati lo stesso e quattro componenti della sua equipe,  con l’accusa di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario.

I Nas hanno provveduto a sequestrare la garza ritrovata dal medico legale, incaricato dalla Procura e delle cartelle cliniche, le quali, secondo indiscrezioni non convincerebbero lo stesso magistrato.

8 Commenti

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  • Mi dispiace solamente che alla fine non succederà nulla, lo dimostra il fatto che questo signore ha fatto quello che voleva più di una volta e alla fine gli è sempre andata bene, ASSOLTO per meglio dire. Grazie all’aiuto di papino presidente ha distrutto dei reparti e fatto andar via delle eccellenze in campo della cardiologia (al contrario di lui asino). Quando si potrà applicare la radiazione dall’albo solo allora forse si userà più professionalità e meritocrazia nel conferire incarichi. Fuori la politica dalla sanità siete la vergogna

  • In galera! E’ un incapace che è uomo del regime campano, perciò sotto protezione

  • Aggiungo, andatevi a rivedere Report e l”intervista al Prof. Di Benedetto.

  • Caro Sig. Asino, é un peccato che la pensi cosí. 11 mesi fa il Prof. Coscioni e la sua equipe mi hanno letteralmente salvato la vita eseguendo in unica operazione 4 bypass coronarici. Ho 57 anni e nessuno dico NESSUNO anche presso altri Ospedali (Monaldi in primis) dal 2012 s’é mai voluto assumere il rischio per altre gravi patologie di cui soffro. L’anno scorso, durante il ricovero presso il Ruggi nella “recovery room” poco dopo il risveglio ho assistito a “l’ammutinamento” degli infermieri con urla e grida e parole grosse inenarrabili. Questo a dire che ci sono fortissime tensioni all’interno, del Ruggi (e non solo) turni massacranti e psicologicamente non sostenibili, rancori, cattiverie e dicerie con conseguente menefreghismo nei confronti dei pazienti. In un clima come questo é facile cadere in errore ed é altrettanto facile trovarsi malgrado tutto coinvolti.
    Dico questo non per sminuire o giustificare Prof. Coscioni e la sua equipe, ma per dare testimonianza che quando le cose funzionano come nel mio caso e come nel caso di altri centinaia di pazienti passati per quell’equipe non si puó far altro che esserne grati nonostante le negativitá o gli incidenti di percorso.
    Potevo essere io quel povero paziente 62enne di Capaccio al quale esprimo alla famiglia sincero cordoglio augurandogli che almeno la giustizia terrena dia piena soddisfazione, non togliendo comunque una virgola a quanto ho scritto sopra.

  • Ugo ma mi faccia il piacere, è quindi secondo lei hanno commesso un errore perché fanno turni massacranti? E quindi è normale che esce il morto.

  • Pessimo Ospedale e pessimi medici da Senpre e la
    Cosa grave che è anche università’ cosa vogliono imparare da questi asini mi chiedo. Non farei studiare c nessuno in una simile struttura

  • Purtroppo non di tratta della prima volta: il dott. Enrico Coscioni insieme ad un collega chirurgo sono stati rinviati a giudizio per concorso in omicidio per colpa medica per un altro caso di decesso a seguito di intervento chirurgico. I due medici del reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno sono accusati dalla Procura della morte di Lucia Ferrara, la ragazza di 17enne originaria di Caserta ma residente a Cava de’ Tirreni, deceduta nel settembre del 2019, presso l’azienda ospedaliera universitaria di Salerno, dopo un intervento chirurgico.

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