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Salerno: all’Arena Arbostella la stabile con “Non ti pago”, l’ultima regia di Gino Esposito

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Si terrà questa sera alle ore 21 all’Arena Arbostella, la messa in scena dello spettacolo “Non ti Pago” commedia in 3 atti di Eduardo De Filippo, proposta dalla compagnia “Comica Arbostella” con la regia di Francesca Musa nell’ambito del cartellone dell’omonimo Teatro che quest’anno ospita la rassegna estiva comunale. Si tratta di un appuntamento dal sapore particolare rispetto a tutti gli altri:

“Non ti pago” rappresenta l’ultima regia di Gino Esposito. Era un fine febbraio 2020. Dopo lo spettacolo si brindò nei camerini tutti insieme dandosi appuntamento per una pizza in settimana. Gino ebbe dal suo Gruppo un riconoscimento, l’ultimo come ultima è la foto che lo ritrae. Dopo qualche giorno l’Italia entrò in Lock-down per una improvvisa e drammatica pandemia. Gino chiuso in casa e lontano dalla sua passione fu travolto da un brutto male che forse covava sotto. A fine Aprile 2020 ci lasciò ed oggi torna ad esibirsi la sua compagnia.

LO SPETTACOLO

La commedia ruota intorno a Ferdinando Quagliuolo che ha ereditato la gestione di un “banco lotto” dopo la morte del padre; è egli stesso un accanito giocatore, in cerca di numeri vincenti, a dispetto della sua eccezionale sfortuna. Un suo impiegato, Mario Bertolini, al contrario inanella vincite su vincite, suscitando una feroce invidia nel suo datore di lavoro.

Mario fa la corte a sua figlia Stella, quasi a sua insaputa, con la complicità della madre Concetta. Un giorno Mario annuncia la clamorosa vincita di una quaterna del valore di 4.000.000 di lire. Per l’occasione rivela che i numeri (1, 2, 3 e 4) li aveva ricevuti in sogno proprio dal defunto padre di Ferdinando, il quale va su tutte le furie: si impossessa del biglietto fortunato, rifiutando di corrispondergli la vincita, e rivendica il diritto alla somma.

La motivazione risiede nel fatto che Bertolini era andato a vivere nell’appartamento dove Ferdinando aveva vissuto fino alla morte del padre, quindi lo spirito di suo padre si sarebbe rivolto a Mario per sbaglio, volendo destinare la vincita a suo figlio. Accecato dall’invidia, ma fermamente convinto delle sue idee, Ferdinando si rivolge prima alla legge degli uomini (con l’avvocato Strumillo), quindi alla legge di Dio (con il parroco Don Raffaele), cercando invano alleati.

Entrambi – difatti – cercano di convincerlo, senza riuscirci peraltro, che le sue pretese sono irricevibili. Quindi Ferdinando tenta di estorcere una dichiarazione con la quale Mario rinuncia a ogni diritto sulla vincita, avallando al tempo stesso la propria tesi “onirica”. Ferdinando intende spaventarlo minacciandolo con una pistola che, però, fa scaricare dal suo aiutante Aglietiello.

Questi, tutt’altro che complice del folle disegno del suo padrino, ne informa Mario, il quale dal canto suo ha già pronta una contromossa per incastrare Ferdinando in presenza di testimoni. Messo alle strette, Ferdinando si appella alla pistola scarica, puntandola al petto di Bertolini, però Bertolini non molla e Ferdinando, arrabbiatissimo ferisce con il calcio della pistola la nuca di Bertolini che sanguina; il litigio termina, ma, Ferdinando, volendo mostrare alle spaventate persone intervenute che la pistola sarebbe scarica, punta l’arma al pavimento e, tra lo stupore generale, parte un vero colpo, seppure a vuoto.

Per la tragedia sfiorata, Ferdinando capisce di avere rischiato l’ergastolo: a un Bertolini ancora sotto shock per avere rischiato la vita, rivolge una maledizione davanti al ritratto di suo padre, invocando ogni tipo di incidente e disgrazia, qualora i numeri vincenti fossero stati destinati dal padre a Don Ferdinando.

I cattivi auspici si verificano puntualmente e impediscono materialmente a Bertolini di ritirare la vincita ogni qualvolta egli tenti. Bertolini è ormai malconcio nel fisico e nello spirito e beffardamente licenziato proprio da Ferdinando per le continue assenze per malattia: si arrende a Ferdinando e gli dà ragione a pieno titolo.

Per Ferdinando Quagliuolo è il suo personale trionfo, e adesso può anche concedere a Mario la mano di sua figlia, che porta in dote i 4.000.000 di lire della quaterna. Inoltre rivela che questa diffidenza nei suoi confronti, per non essere stato informato apertamente dell’interesse di Mario verso sua figlia, potrebbe essere stata la vera origine del suo ostracismo

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