Bollette, pensioni, Pnrr: le sfide economiche che passeranno al nuovo governo

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Pensioni, inflazione e stipendi. Ma anche crisi aziendali, salario minimo, bollette e carburanti. Chi arriverà a Palazzo Chigi dopo le elezioni dovrà fare i conti con molti dossier economici, urgenti e complicati. Tra le priorità c’è sicuramente quella di aumentare le possibilità di spesa degli italiani. Sommandola alle altre sfide che l’Italia – come il resto del mondo – sta attraversando, ci sarà da capire come trovare i fondi necessari a risistemare il quadro. Con due grandi incognite che rischiano di peggiorare la situazione: la guerra in Ucraina e il Covid-19

INFLAZIONE – Alla base di molti problemi c’è l’inflazione. I dati Istat confermano che, lo scorso agosto, è stato raggiunto un tasso record, mai così alto dalla fine del 1985: l’8,4%. Con conseguenze tangibili e immediate sulle tasche dei cittadini. Soltanto per riempire il carrello della spesa, quest’anno i rincari sono stati quasi del 10%

ENERGIA – All’emergenza inflazione si accompagna quella energetica, a partire dal costo delle bollette. Il governo Draghi è intervenuto più volte durante l’anno per calmierare i prezzi, ma i partiti concordano: non è bastato. Si aspettano quindi nuovi interventi dopo il rinnovo del Parlamento. Possibile anche la proroga dello sconto sul prezzo dei carburanti

LAVORO, SALARIO MINIMO, REDDITO DI CITTADINANZA – Caro-energia e inflazione si legano insieme e vanno a colpire duramente il potere d’acquisto degli italiani. I sindacati chiedono quindi con urgenza di rinnovare tutti i contratti collettivi attivi e detassare gli stipendi. C’è poi il tema del salario minimo, chiesto a gran voce da una parte della politica. Intanto va avanti la guerra sul reddito di cittadinanza, tra chi chiede di abolirlo, chi di tenerlo e chi di migliorarne l’impianto. Centrale anche il tema della precarietà

PENSIONI – A fine anno, senza interventi a riguardo, scadrà il regime pensionistico di Quota 102, che permette di uscire dal lavoro raggiunti i 64 anni di età e i 38 anni di contributi. I sindacati chiedono di introdurre maggiore flessibilità: tra le proposte c’è quella di andare in pensione da 62 anni o con 41 anni di contributi. Senza l’approvazione di una nuova legge, da gennaio 2023 si tornerà alla legge Fornero

AZIENDE IN CRISI – Un dossier che rischia di scoppiare a breve è quello sui tavoli di crisi aperti davanti al ministero del Lavoro. Secondo quanto calcolato da Confindustria, il caro-energia sta mettendo in ginocchio le aziende con un maggior onere di 68 miliardi di euro su base annua

IVA E FISCO – Continua intanto a essere richiesto l’azzeramento dell’Iva per i beni di prima necessità per aiutare le famiglie. Nel frattempo, è naufragato il progetto di delega per la riforma fiscale, definitivamente bocciato tra i banchi del Senato. Resta il nodo della riforma del catasto

PNRR – Si va avanti anche con le riforme previste nell’ambito del Pnrr. Per realizzarle sono già partiti molti cantieri. L’ipotesi è però di ridiscutere l’impianto del Piano, visto che è nato prima dell’emergenza energetica e quindi quando il livello dei prezzi era ben diverso

ITA – Il nuovo esecutivo dovrà subito affrontare poi la questione della compagnia aerea nazionale, Ita. Per la trattativa esclusiva si è scelto il fondo statunitense Certares, in partnership commerciale con Delta ed Air France-Klm. Il closing è previsto a fine anno

TRASPORTI PUBBLICI – Sempre collegata al dossier energetico è la richiesta di Agens, l’associazione datoriale del trasporto pubblico locale, che vuole mettere un tetto alle tariffe sull’energia, rispettando nel mentre i tempi per l’erogazione dei ristori previsti e dando continuo sostegno al settore per mantenere l’equilibrio finanziario delle imprese, necessario a garantire la continuità dei servizi

SCOSTAMENTO DI BILANCIO – Come fare per aiutare imprese e famiglie? Secondo parte della politica serve nuovo debito. Nel centrodestra le posizioni sono diverse, tra chi richiama alla prudenza, come Giorgia Meloni, e chi lo chiede subito, come Matteo Salvini. La sinistra dice no e chiede che a pagare siano le aziende, il M5s avverte: più si aspetta e più si rischia di doverlo fare in futuro con costi più pesanti per lo Stato

TASSAZIONE SUGLI EXTRA-PROFITTI – Le entrate pubbliche durante il governo Draghi sono aumentate anche grazie all’intervento sugli extra-profitti delle aziende produttrici di energia, puntano a chiudere il 2022 con sei miliardi di euro in più per finanziare le misure di cui l’economia ha bisogno. Molte le forze politiche che chiedono di incrementare questo contributo sugli utili

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