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Rispetto delle istituzioni e violenza verbale (di Giuseppe Fauceglia)

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Come è a tutti noto, nelle ultime legislature si sono succeduti alla Presidenza della Camera dei Deputati esponenti politici sicuramente “divisivi” per la loro storia personale e politica. Basti pensare alla Boldrini o a Fico, i quali, pur dopo essere ascesi allo scranno più alto delle rappresentanze elettive nazionali, hanno, in più di un’occasione, assunto posizioni singolari, certamente non coerenti al comune sentire.

Ciò nonostante, nessun esponente di altre istituzioni ha mai ritenuto di rivolgere loro insulti o contumelie di ogni tipo. Eppure oggi, in un contesto sempre più sfilacciato dei valori repubblicani, il Presidente della Regione Campania (di certo uomo di indubbia cultura), nel corso di un suo intervento in occasione del Congresso annuale dei Giovani industriali a Capri, ha ritenuto di rivolgere al neo-presidente della Camera dei Deputati, l’epiteto di “troglodita” (“uomo delle caverne”, secondo la definizione della Treccani).

Ora, non discuto che l’on. Lorenzo Fontana possa avere idee sulla tutela dei diritti e prospettive di valutazione degli accadimenti internazionale assai distanti da quelle, invero espresse, per altro, in modo poco coerente ed assai contraddittorio dal Presidente De Luca, a seconda del rapido mutare della sensibilità della pubblica opinione, ma che il rappresentante più alto di una Regione possa utilizzare termini così gratuitamente offensivi, mi pare essere un ossimoro costituzionale.

Invero, è la stessa Carta Costituzionale ad attribuire alle due più alte cariche della rappresentanza parlamentare, ovvero la Presidenza del Senato e la Presidenza della Camera dei Deputati, una valenza istituzionale particolare, del tutto indipendente rispetto alle persone fisiche che queste incarnano.

Orbene, riservare espressioni offensive nei confronti del sen. La Russa, per il suo vestiario, o dell’on. Fontana, per le sue personali opinioni, non mi sembra il massimo della correttezza nei rapporti tra Istituzioni. Invero, nelle platee confindustriali di una volta, non composte in maggioranza da inutili folle plaudenti e dal “pubblico pagante” (espressione che rubo alle canzoni di Francesco De Gregori), a quelle espressioni sarebbe immediatamente seguita una garbata presa di distanza. Ma, purtroppo, questo è oggi il mondo che ci circonda !!

Vorrei svolgere ora una serie di considerazioni sulla programmata, sempre dalla Regione Campania, manifestazione per la pace, a spese dei contribuenti tutti, con l’organizzazione di pulman che ricordano il forzoso trasferimento delle “truppe cammellate” di antica memoria. Anche in questo caso non intendo discutere della valenza dell’iniziativa – pur  avendo una netta personale opinione sulla guerra dalla Federazione Russa scatenata in Ucraina (come conoscono i “pochi” lettori di questa mia settimanale rubrica) – ma  solo delle singolari modalità seguite dall’Assessore Lucia Fortini.

Quest’ultima, infatti, con una propria “comunicazione” si è rivolta ai dirigenti scolastici della regione, per “invitarli” ad assicurare la più ampia partecipazione alla predetta manifestazione. Orbene, a parte il ricordo di manifestazioni pubbliche del regime con l’indotta obbligatoria partecipazione dei “balilla”, una persona colta ed attenta, come credo sia Lucia Fortini, avrebbe potuto assumere una diversa posizione, ad esempio invitando i dirigenti scolastici a tenere lezioni nelle scuole sulle questioni geopolitiche del conflitto e finanche sulle sue ricadute economiche nella vita di ogni giorno.

Ma l’appello rivolto ai dirigenti mi pare più una chiamata alle armi della propaganda che una vera e propria iniziativa “culturale”, per altro caduta nel silenzio assordante di chi avrebbe avuto il dovere di difendere proprio l’ autonomia delle istituzioni scolastiche. Questo episodio mi pare essere espressione evidente non solo di una caduta di stile, ma di un sottile disprezzo della funzione educativa.

Sarebbe, allora, il caso che ognuno, nelle proprie funzioni e nel proprio ruolo, faccia lo sforzo per mantenere il rispetto delle istituzioni, perché, diversamente, si finisce per accrescere il senso dell’ ormai immanente ed inarrestabile loro declino.

Giuseppe Fauceglia

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