Gian Ettore Gassani ci parla de “L’Ultimo abbraccio” il suo romanzo

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Avvocato Gassani, lei ha pubblicato l’ennesimo libro, “L’Ultimo abbraccio” (Diarkos Editore). Questa volta è un romanzo.

Lei un avvocato impegnato nei suoi due studi legali, tra Roma e Milano, e presiede l’AMI, una delle Associazioni Forensi più importanti d’Italia.

Ci tolga una curiosità: dove e come trova il tempo per scrivere?

 

Bella domanda. Me l’aspettavo. E’ vero, è il mio primo romanzo. Posso dirLe che è stata la più grande fatica della mia vita. Se scrivere un saggio è impegnativo, scrivere un romanzo, soprattutto complesso come il mio, è stato come scalare un ghiacciaio in ciabatte.

Il tempo? Se vuoi qualcosa o qualcuno non ci sono scuse, e il tempo lo trovi sempre. Ci ho messo anni per scriverlo. Tante volte l’ho abbandonato per la paura di non farcela. Poi ho deciso di accettare la sfida e ho sacrificato settanta fine settimana per portarlo a termine, e ho utilizzato anche i viaggi da Roma a Milano per non perdere un solo minuto e scrivere spezzoni di capitoli sui tavolini dei treni.

Di che parla il Suo romanzo?

Non c’è niente di più difficile che parlare del contenuto di un romanzo, specie se l’intreccio delle sue storie è vasto e complesso. Ogni autore, quando parla del proprio romanzo, cerca di non svelarne troppo la trama per non abbassare il livello della curiosità e del mistero del proprio libro. La storia si consuma in una città immaginaria dell’ucraina situata sulla sponda del fiume Dnipro negli anni immediatamente successivi alla tragedia di Chernobyl. Non vi è alcun nesso con l’attuale assurdo conflitto bellico. Parla di tanti personaggi e luoghi, ma il primo riguarda il destino di un uomo di mezza età, Dimitri Woziank, e cinque orfani rinchiusi in un internat.

E’ un racconto che parla di rabbia e dolore, di solitudine e speranza, di egoismo ma anche di tanta solidarietà. Vi è la descrizione del territorio, della bellezza dell’ucraina, della desolazione di un orfanotrofio, e soprattutto emerge la solidarietà di tante donne e uomini che si prendono cura di bambini senza famiglia, senza un passato da ricordare e senza un futuro da sognare.

Mi creda, descrivere tutto questo è stato faticosissimo anche dal punto di vista fisico, ma allo stesso tempo affascinante. Sono storie vere che io ovviamente ho romanzato. Ma non è soltanto la storia di cinque ragazzi, quanto l’intreccio di storie di adulti in una realtà devastata dalle radiazioni di Chernobyl.

Quali sono i messaggi di questo romanzo?

I messaggi sono molteplici. La solitudine è una condizione di tanti essere umani. L’unico modo per combatterla è fare qualcosa per gli altri. Voltarsi indietro o piangersi addosso significa sprofondare nella palude della tristezza. Mai darsi per vinti, mai gettare la spugna nemmeno nei momenti peggiori.

I cinque ragazzi del romanzo (Svetlana, Yuri, Anastasia, Boris e Nico) proprio nel momento più difficile della loro adolescenza ritroveranno la forza del riscatto e la voglia di vivere. Tutto questo grazie all’aiuto di Dimitri.
Ma ci sono tante storie parallele in questo romanzo, altrettanto importanti, che non voglio svelare.

Lei si definisce uno scrittore?

Io sono un avvocato. Per me scrivere è un momento liberatorio, anche se questa mia passione mi erode ogni momento libero di cui ho tanto bisogno.
Ho scritto tanti testi tecnici e saggi. Mi ritengo un saggista. Scritture è una parola grossa e fin troppo abusata. Saranno i lettori a stabilire se sono uno scrittore o meno. Ma ho saputo che in tanti, specie nel nord lo hanno prenotato.

Le confesso che il mio maestro è stato mio figlio Dino. Lui è un divoratore di libri e mi ha insegnato come non rovinare un romanzo. E poi c’è mia figlia Stefania Luisa che ha avuto la pazienza di ascoltare tante volte la mia lettura dei capitoli del libro. Anche lei mi è stata di aiuto.

Immagino che Lei presenterà il libro in varie città…

Certo. Un libro comporta anche questi sacrifici. Lo presenterò in tutta Italia. L’agenda è già fittissima di appuntamenti dal Nord al Sud. Ogni fine settimana sarò da qualche parte. Questo è poco ma sicuro. Inizierò a Roma il 24 novembre, poi il 2 dicembre a Salerno presso la libreria Feltrinelli sul corso, e poi Milano, Torino, Bari, Lecce, Napoli e ovunque.

Scriverà altri libri?

Non lo so. Per adesso non ci penso e mi godo questa grande soddisfazione. E non vedo l’ora di tornare a Salerno…

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