Manovra, per le pensioni si va verso Quota 103: le ipotesi allo studio

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La manovra allo studio del governo ipotizza alcuni interventi sul sistema pensionistico. Fra questi, c’è una soluzione ponte per il 2023 che dovrebbe essere una combinazione fra 41 anni di contributi e 62 di età (quota 103). Le risorse arrivano dalla stretta sul Reddito di cittadinanza (l’ipotesi, tre anni in tutto, con l’assegno intero assicurato solo per 18 mesi)

Secondo il ministero dell’Economia e delle Finanze Quota 103 potrebbe riguardare una platea di circa 45mila persone, per un costo di 965 milioni di euro. Questo se la riforma dovesse entrare in vigore da aprile 2023

È però probabile che le uscite reali si fermino alla metà della platea – meno di 25mila persone quindi – soprattutto se si deciderà per il divieto di cumulo con il lavoro come è stato previsto per Quota 100. In quel caso a fronte di una platea di un milione di persone con i requisiti nel triennio 2019-2021 ne sono uscite circa 380mila

La cifra da spendere per la nuova misura Quota 103 raddoppierebbe nel 2024 fino a 1,4 miliardi, sempre se si considera la platea totale, dato che nel 2024 tutte le persone saranno interamente in pensione mentre il prossimo anno uscirebbero nel corso dei dodici mesi e molto probabilmente con il meccanismo della ‘finestra mobile

Ci sarebbe inoltre anche la proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna. Lo fanno sapere fonti della maggioranza dopo il vertice di governo sulla manovra. A tale proposito, c’è un dubbio per quanto riguarda le donne del pubblico impiego che in caso di finestra di sei mesi avrebbero un anticipo molto ridotto rispetto alle regole attuali che, indipendentemente dall’età, prevedono 41 anni e 10 mesi oltre a tre mesi di finestra mobile. L’efficacia sarebbe poi quasi nulla per le donne della scuola perché si va in pensione una volta l’anno

L’Ape sociale consente di accedere alla pensione a partire dai 63 anni con 36 anni di contributi. È valida per determinate categorie di lavoratori (soggetti disoccupati, invalidi, che assistono familiari con disabilità, addetti a lavori gravosi)

L’Opzione donna è una misura di uscita anticipata: consente di lasciare il lavoro con 35 anni di contributi – vanno raggiunti entro il 31 dicembre 2022 – e 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti, 59 per le lavoratrici autonome. Viene compiuto un taglio sull’importo mensile, pari a circa il 25-30%

In assenza di interventi si tornerebbe alla “legge Fornero” in versione integrale, che comunque resta sempre valida per il pensionamento ordinario: 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (41 anni e 10 mesi per le donne) a prescindere dall’età anagrafica e senza adeguamenti all’aspettativa di vita fino al 2026

C’è poi Quota 102, che prevede un pensionamento a 64 anni con un’anzianità contributiva minima di 38. A partire dal 31 dicembre del 2022 scadranno per raggiungere i requisiti necessari a fare domanda. Può essere ancora richiesta inoltre Quota 100, a patto di aver maturato i requisiti (62 anni di età e 38 di contributi) entro il 31 dicembre del 2021

Anche queste ultime due quote – 100 e 102 – sono soggette alla “finestra” di attesa. Si tratta di una decorrenza di tre mesi dal raggiungimento dei requisiti, che passano a sei per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni

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