Reddito di cittadinanza, cuneo fiscale, cartelle, pensioni. Attesa per il CdM

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La partita della manovra economica, la più importante giocata finora dal governo Meloni – al netto di un po’ di fumo negli occhi con la storia dei rave party e la solita propaganda per ciò che riguarda i migranti – sta entrando nel vivo. Lunedì la legge di Bilancio approda in Consiglio dei ministri e, dopo la riunione propedeutica di ieri con ministri ed esponenti di spicco della maggioranza, Meloni conta di andare avanti senza particolari intoppi. Di soldi ce ne sono molto pochi, ma questo è noto da tempo: parliamo di una trentina di miliardi, ventuno dei quali saranno investiti sul contrasto al caro bollette. Il che, in sostanza, significa rinnovare le misure attualmente in vigore. Lo scrive FanPage.it

“Ieri ho riunito le forze di maggioranza e i ministri competenti per discutere dei provvedimenti da inserire nella legge di Bilancio, anche in attesa del Consiglio dei ministri che avrà luogo lunedì, con importanti iniziative del governo – ha scritto Meloni questa mattina sui suoi social – Siamo al lavoro su una legge finanziaria attenta a famiglie e imprese, con particolare attenzione ai redditi bassi. Un provvedimento per fronteggiare il caro bollette e sostenere milioni di cittadini in questo periodo difficile e delicato: queste sono le nostre priorità”.

Al di là dei proclami della presidente del Consiglio, però, di fumo ce n’è ancora tanto in questa manovra. Le misure in campo sono state citate qui e là dagli esponenti del governo e appaiono nettamente ridimensionate rispetto a quanto promesso in campagna elettorale. Andiamo per punti, perché – energia a parte – in manovra entrerà un po’ di tutto, ma di misure con un impatto significativo sembrano essercene davvero poche.

Partiamo dalle pensioni: non ci sarà nessun superamento della legge Fornero, ma uno scivolo di un anno – impossibile finanziarlo più a lungo – che dovrebbe cadere su una Quota 41 o 103, a seconda di come si voglia contare. Serviranno 41 anni di contributi e 62 o 63 anni di anzianità per lasciare il lavoro in anticipo, con la riforma rinviata all’anno prossimo. Così si evita lo scalone a 67 anni, ma di strutturale non c’è nulla al momento.

I soldi per le pensioni, tra l’altro, si dovrebbero tirare fuori da una riforma del reddito di cittadinanza che non si è ancora ben capito che dimensione avrà. Una parte dei partiti di centrodestra promettevano di abolirlo, altri di cancellarlo per chi può lavorare. Ora si parla di toglierlo dopo il primo rifiuto di una proposta di lavoro, con qualche taglio qui e là e qualche controllo in più – secondo quanto spiegato dal viceministro Leo – per trovare un miliardo che finanzi le pensioni.

Sul taglio del cuneo fiscale promesso da Meloni durante il suo discorso programmatico è tornato oggi il ministro Giorgetti, dopo che – ormai da settimane – era dato per disperso nel dibattito pubblico: “La misura del cuneo fiscale non è attualmente finanziata per il 2023 – ha spiegato il titolare del Tesoro in una nota – Volontà del governo è non solo finanziarla e quindi rinnovarla per il prossimo anno ma anche aumentarla per i redditi più bassi dei lavoratori”. Cosa ci sia di concreto è tutto da scoprire.

La flat tax – promessa dalla Lega in campagna elettorale fino a 100mila euro, con estensione anche alle altre categorie di lavoratori – alla fine sarà portata da 65mila a 85mila euro per partite Iva e autonomi.

Anche la pace fiscale sembra essere stata notevolmente ridimensionata: ormai si parla solo delle cartelle sotto i mille euro, che potrebbero essere cancellate in un nuovo condono. Ci dovrebbe essere un ritocco all’assegno unico per favorire le famiglie numerose, e nelle ultime ore è spuntata anche un’ipotesi di tassazione sulle consegne a domicilio. È circolata anche la notizia dell’ipotesi di azzeramento dell’Iva su pane, pasta e latte, che è già molto bassa di per sé (al 4%). Secondo il Codacons porterebbe un risparmio di appena 15 euro l’anno a famiglia.

Fonte FanPage.it

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