PANETTONI E PANDORI – La prima brutta sorpresa arriva sul fronte di pandori e panettoni. Secondo il Codacons, per quelli industriali si registrano aumenti in media del +37%, con punte per alcune marche del +59%
AUMENTI NELL’ORDINE DI MILIONI – Visto che il mercato italiano di panettoni e pandori vale circa 700 milioni di euro annui, “per quasi 100 mila tonnellate di dolci natalizi prodotti dai grandi soggetti industriali, a parità di consumi gli aumenti di questi due prodotti potrebbero valere complessivamente 260 milioni di euro“, calcola il Codacons
L’ALBERO DI NATALE – La lista dei rincari redatta dal Codacons è lunga e interessa anche il classico albero di Natale: “Mettendo a confronto i prezzi del 2021 di alcuni alberi sintetici venduti dalle principali catene commerciali, si scopre che quegli stessi prodotti sono oggi in commercio presso i medesimi punti vendita con aumenti attorno al +40%”
LUCI E PALLINE – Stesso discorso per luci e catene luminose, “che registrano incrementi medi del 25%, e per le classiche palline e decorazioni per l’albero di Natale, i cui prezzi salgono mediamente del 20%“, afferma l’associazione
UN NATALE PIÙ CARO – “Il Natale 2022 sarà all’insegna dei rincari, e addobbare l’albero e decorare le case costerà sensibilmente di più rispetto agli anni passati. Il caro-energia e la guerra in Ucraina, però, c’entrano poco: sui prezzi al dettaglio di alcuni prodotti pesano in modo evidente le speculazioni”, denuncia il presidente del Codacons Carlo Rienzi
LA NECESSITÀ DI UN INTERVENTO DELLA GDF – “Per quanto riguarda i beni non alimentari, non tutti i beni natalizi sono di nuova produzione: i grandi esercizi rimettono infatti in commercio alberi e decorazioni natalizie degli scorsi anni, beni acquistati in grandi stock che non risentono dei maggiori costi di produzione e i cui prezzi non sono in alcun modo influenzati dalla crisi energetica. Crediamo la Guardia di Finanza debba intervenire con indagini su tutto il territorio”, sostiene Rienzi
LA STIMA DI ASSOUTENTI – Secondo Assoutenti, “imbandire le tavole in occasione del Natale costerà quest’anno agli italiani, a parità di consumi, 340 milioni di euro in più rispetto allo scorso anno. Ma già 3 famiglie su 10 sono pronte a tagliare la spesa legata alle feste per far fronte agli abnormi incrementi dei prezzi al dettaglio”
I RINCARI – Secondo Assoutenti, “rispetto allo scorso Natale si spende oggi il 10,5% in più per la carne, il 10% in più per il pesce, il 21,6% in più per le uova, il 41,7% in più per il burro, il 52,3% in più per l’olio di semi. Lo zucchero sale del 49%, la verdura del 15,2%, l’acqua minerale del 15,5%. Costerà di più anche brindare per il nuovo anno: il vino sale del 6%, i liquori del 5,3%, la birra del 10,3%. Forti aumenti anche per il latte, i formaggi (+16,8%), il riso (+35,3%), farina e cereali (+23,5%), il pane (+15,9%) e la pasta (+21,3%)”
LE SCELTE DEL GOVERNO NON AIUTANO – Per l’associazione, “sono rincari che, a parità di consumi, faranno salire di circa 340 milioni di euro la spesa degli italiani per pranzo e cenone di Natale, portando il costo complessivo degli acquisti a superare quota 2,8 miliardi di euro”. “L’emergenza prezzi si abbatte anche sul Natale e rischia di portare ad una sensibile riduzione dei consumi da parte dei cittadini: le recenti scelte del Governo non sembrano andare nella direzione di difendere il potere d’acquisto delle famiglie”, avvisa il presidente Furio Truzzi
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