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L’affare del Parlamento Europeo (di Cosimo Risi)

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Alcuni parlamentari in carica e non ed alcuni loro assistenti avrebbero intascato soldi da emissari di Qatar e Marocco per ammorbidire la posizione dell’istituzione riguardo ai due paesi.

Il Marocco necessita il favore europeo alla sua pretesa sovranità sul Sahara Occidentale. La pretesa è avversata dall’Algeria e dal Governo Sahrawi in esilio a Tindouf, Algeria.

Ha ricevuto l’importante riconoscimento degli Stati Uniti come parte degli Accordi di Abramo per il mutuo riconoscimento fra Israele e Marocco (2020).

La regione è ricca di fosfati. La principale miniera, su una superficie di 250 kmq, è collegata al mare, il suo sfruttamento fa del Marocco il secondo produttore di fosfati al mondo. Sono stimati importanti giacimenti di gas e petrolio, l’estrazione è bloccata dalle Nazioni Unite che consigliano di fermarsi alla fase della ricerca per non compromettere la disputa sulla sovranità.

Da anni Algeri e Rabat si confrontano sul punto fino alla chiusura delle frontiere. A dimostrazione che i conflitti non si combattono più per ragioni ideologiche, la libertà contro l’autoritarismo, ma per accaparrarsi le risorse.
Il Qatar ottenne di allestire il Mondiale di calcio pur non avendo alcuna tradizione calcistica. E già allora l’assegnazione fu condita da scandali finanziari.  Nella fase successiva ha avuto bisogno di ripulire l’immagine di sfruttatore del lavoro subordinato (in prevalenza degli immigrati asiatici) per risalire il ranking della reputazione in fatto di diritti umani.

Per anni, in seno al Consiglio di Cooperazione del Golfo, è stato oggetto di sanzioni per avere una politica eterodossa rispetto all’Arabia Saudita e per diffondere, con Al Jazeera, la voce dell’integralismo musulmano. Lo sfruttamento in comune con l’Iran del giacimento di gas sottomarino lo rendeva anche sospetto di intelligenza con la Repubblica Islamica. Solo di recente i suoi rapporti con i vicini si sono normalizzati. La sua reputazione internazionale è bruscamente risalita grazie, per contrasto, alla guerra in Ucraina.

Da febbraio 2022 l’Emirato è fra i paesi più visitati dai dirigenti europei. Con le ricche riserve di gas e il più grande terminal per il trattamento è il naturale fornitore di quegli stati membri rimasti senza il gas russo. Esponenti del Governo italiano si sono succeduti a Doha, nel plauso generale, per cercare forniture alternative.

Pecca sul fronte dei diritti umani ma vanta titoli su quello degli idrocarburi. Il che ripropone l’interrogativo di sempre: se la politica estera europea debba essere orientata alla tutela dei diritti umani o degli interessi fondamentali. Con chi concludi gli affari: solo con i paesi like-minded o con chiunque, purché ci sia reciproca convenienza?

Il Parlamento europeo è sotto attacco, dichiara la Presidente Roberta Metsola al Consiglio europeo. L’attacco non riguarda l’istituzione in quanto tale, solo alcuni suoi membri. Può essere eterodiretto, una fonte qatarina ipotizza che dietro ci siano i servizi degli eterni rivali in seno al Golfo. Può essere il solo frutto dell’indagine del Belgio.

Dallo scandalo trae argomenti chi, dentro e fuori l’Unione, punta a svalutarne le istituzioni. Il Parlamento europeo può resistere al discredito senza scivolare nella  frettolosa auto-denigrazione. Sorprende la tempestività con cui l’Assemblea, alla quasi unanimità, ha destituito Eva Kaili dalla Vice Presidenza. E la presunzione d’innocenza?

Si rischia di presentare l’istituzione come doppiamente debole. Prima per non avere vigilato al proprio interno, poi per cedere alle pressioni esterne. L’immunità parlamentare, più che un privilegio del singolo, è garanzia di libertà per chi esercita il mandato popolare. Si può essere concilianti con Marocco e Qatar anche per convinzione politica.

di Cosimo Risi

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