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Mattarella, il discorso di fine anno: “La Repubblica è di chi paga le tasse”

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“La Repubblica siamo noi”. E’ la frase che riassume il senso del discorso di Capodanno di Sergio Mattarella. L’ottavo del presidente della Repubblica, il primo del secondo mandato. Diciassette minuti. In piedi, nell’ala neoclassica del Quirinale: una location inedita. “La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte, perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune”. Lo si può leggere come un messaggio a chi nel governo pensa di strizzare l’occhio agli evasori.

LE PAROLE DEL PRESIDENTE

L’altro avvertimento è sul Covid “purtroppo non ancora sconfitto definitivamente”. Dal virus, dice, abbiamo tratto insegnamenti “da non dimenticare”. Ergo, le buone regole che hanno contenuto l’epidemia – vaccini e fede nella scienza in primis – vanno mantenute. La destra al governo per il resto va vista come un fatto fisiologico, di normale alternanza, “da democrazia matura, compiuta”. Mattarella ricorda che “nell’arco di pochi anni si sono alternate al governo pressoché tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in diverse coalizioni parlamentari”. E tutte si sono dovute misurare “con le difficoltà del governare”. Questa vale anche per chi è appena entrato nella stanza dei bottoni dopo anni di opposizione. Insomma, prima o poi il populismo di ogni colore si scontra col realismo del governare, che impone di “riconoscere la complessità”.

Mattarella ha parlato al Paese reale. Intervento unificante. Di saggezza repubblicana. Un invito ad avere fiducia. L’Italia del resto ha resistito a tutti gli urti. Siamo cresciuti economicamente anche quest’anno. Ma serve una visione per crescere di più e meglio.

Commenta l’elezione di una donna premier “come una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura”. Gli altri protagonisti del suo discorso sono i giovani. Il Capo dello Stato invita a guardare al domani con i loro occhi. Le donne e i giovani, quindi, e non a caso, perché troppo spesso maltrattati, malpagati, come non dovrebbe accadere in un Paese moderno.

Dei giovani tesse l’elogio, per il loro impegno sull’ambiente, per la voglia di costruire un mondo migliore. Lo fa con un passaggio che rieccheggia Aldo Moro: “Dobbiamo stare dentro il nostro tempo con intelligenza e passione. Pensare di rinunciare alla modernità non è soltanto un errore, è anche un’illusione. Il cambiamento va guidato. L’innovazione va interpretata per migliorare la nostra condizione di vita”. Un invito a preservare la cultura dello spid, per intenderci. E l’esortazione alla politica a fare investimenti su ambiente, cultura digitale, scuola, università, ricerca scientifica. Il Pnrr “spinge verso questi traguardi”.

Mattarella è rimasto molto colpito dai tanti ragazzi che hanno perso la vita sulle strade, la prima causa di morte tra i giovani fra i 15 e i 24 anni, “a causa della velocità, della leggerezza, del consumo di alcol o di stupefacenti”. A loro lancia un appello: “Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza. Non cancellate il vostro futuro”.

E’ stato un anno di rivolgimenti. La guerra. I colpi di coda del Covid. L’inflazione. L’esplosione del prezzo del gas. La caduta del governo Draghi. La prima volta di un voto politico in autunno. E la prima volta di una donna – Giorgia Meloni – a palazzo Chigi. Un anno iniziato “in modo per me inatteso” ha commentato la rielezione di fine gennaio.

Ha ribadito che “la bussola” è la Costituzione. E di questi tempi non lo si ripete abbastanza, visto che la si vuole modificare, sia in senso presidenziale sia in versione differenziata. “Il suo rispetto è il nostro primario dovere: anche il mio”. Un messaggio inequivoco nel settantacinquesimo anniversario.

Mattarella difende la sanità pubblica, “come presidio insostituibile di unità del Paese”. Il lavoro è l’altro grande tema, la cui carenza “sottrae diritti e dignità. Ancora troppo alto il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà”. La povertà minorile, dal 2008, è quadriplicata. E le differenze Nord Sud feriscono il diritto all’uguaglianza. “Ci guida ancora una volta la Costituzione, laddove prescrive che la Repubblica deve rimuovere  gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone, senza distinzioni”.

La guerra scatenata dalla Russia è “folle”. “Dobbiamo concentrare gli sfiorzi affinchè il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità”. Ha citato papa Francesco, che alla pace esorta, cui ha espresso il cordoglio per la morte di papa Ratzinger. “Vengono bruciate , per armamenti, immani quantità di risorse finanziarie che, se destinate alla fame del mondo, alla lotta alle malattie o alla povertà, sarebbero di sollievo per l’umanità”. La responsabilità è di chi ha aggredito – la Russia – non di chi si difende . Non si può non stare dalla parte dell’Ucraina. “Pensiamoci: se l’aggressione avesse successo, altri la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili”. Anche qui elogio dei giovani. Le donne dell’Iran, quelle afghane, i russi che sfidano la repressione.

Meloni ripete sempre nazione. Mattarella Repubblica. “La nostra patria”, specifica. E’ una distinzione importante. La Repubblica è l’Italia che lavora e quella che cerca un impiego. Quella solidale e quella che crea occupazione. “Le nostre imprese, a ogni livello, sono state in grado di ripartire con slancio”.

Ancora una volta quindi Mattarella assorbe le tensioni, rifuggendo da chi invece le esaspera. Guida il Paese, seppur esortandolo ad avere “una visione del futuro, progettare il domani con coraggio”. Lo invita a essere moderno e solidale insieme. La Repubblica siamo noi. Nessuno si senta escluso.

Fonte: LaRepubblica

 

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