Covid, dalla tosse ai dolori muscolari: i sintomi della nuova variante Kraken

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Negli Stati Uniti sta circolando la sottovariante XBB.1.5, detta Kraken, discendente diretta della XBB (Gryphon), a sua volta nata da BJ.1 (Argus) e BA.2.75 (Centaurus), entrambe generate da mutazioni di BA.2 (Omicron 2). Da BA.5 (Omicron 5) discende invece direttamente BQ.1 (Cerberus)

A preoccupare è la doppia mutazione di XBB.1.5 che, secondo quanto rilevato da una ricerca coordinata dall’Università di Pechino, la rende più trasmissibile della sua parente più stretta, XBB.1

La mutazione permette infatti a XBB.1.5 di agganciarsi in modo più efficiente al recettore Ace2, la porta d’ingresso del virus sulle cellule umane, e di sfuggire agli anticorpi

La ricerca è online sulla piattaforma BioRXiv, che comprende i lavori non ancora sottoposti all’esame della comunità scientifica, ma è già molto citata da numerosi ricercatori

La “variante Kraken” è detta così dal nome di un mitico mostro marino norvegese e l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita “la sottovariante più trasmissibile” della pandemia

I sintomi della malattia sono sostanzialmente invariati e simili a quelli dell’influenza: mal di gola e tosse, raffreddore, stanchezza, dolori muscolari e articolari

Secondo i dati del Centro europeo per la sorveglianza e il controllo delle malattie (Ecdc), aggiornati al 5 gennaio, la sottovariante XBB.1.5 rappresenta il 139% dei casi negli Stati Uniti e il 137% in Europa. Al momento un aumento dei casi si è registrato in Regno Unito, Germania e Usa, ma non è possibile stabilire una correlazione con la presenza della sottovariante

Finora non sono state rilevate differenze significative nella gravità delle infezioni tra i casi da XBB.1.5 e altre varianti, ma l’Oms farà una valutazione aggiornata nei prossimi giorni

La situazione italiana, intanto, conferma la stabilità che si sta registrando da settimane: “Pur con qualche ondulazione, si osserva una stabilizzazione della situazione”, ha detto il direttore per la Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza

Una notizia rassicurante intanto arriva inoltre da uno studio, condotto da università giapponesi e statunitensi, pubblicato sul New England Journal of Medicine: gli antivirali, e in particolare il Paxlovid (nirmatrelvir), continuano a funzionare perfettamente sulle nuove varianti del virus SarsCoV2

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