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La danza cinese (di Cosimo Risi)

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Il Congresso del Partito Comunista Cinese rielegge Xi jinpeng alla Presidenza della Repubblica Popolare per il terzo mandato, nomina Li Qiang Primo Ministro, è orgoglioso  di un paese che riprende a crescere dopo la moratoria della pandemia.

A margine celebra una vittoria diplomatica. Grazie alla mediazione di Iraq e Oman, la Cina può annunciare la riconciliazione fra Arabia Saudita e Iran. I due paesi, sunnita il Regno e sciita la Repubblica Islamica, riallacceranno le relazioni diplomatiche entro un paio di mesi. Le relazioni, sospese da anni, perdurano tese per il timore dei Sauditi che l’Iran si doti dell’arsenale nucleare per puntare all’egemonia sul Golfo.

Nella regione questi annunci vanno verificati nella prassi, è sempre possibile che un intoppo dell’ultima ora li renda impraticabili. Supponiamo che così stiano le cose, in tal caso si registrano due fenomeni: la crescente influenza delle Cina nell’area,  la “sconfitta diplomatica” di Benjamin Netanyahu (la definizione è del quotidiano Haaretz).

Il Premier israeliano vorrebbe allargare gli Accordi di Abramo all’Arabia Saudita per contenere l’Iran. Se Teheran non fa più paura, o fa meno paura di prima essendo debilitata dalle sanzioni occidentali e dal discusso aiuto alla Russia, allora lo scenario cambia. Il nuovo  apre una prospettiva di tregua in Yemen, la più grave sciagura umanitaria degli ultimi tempi, ed un accomodamento in Libano e Siria.

Il Regno si allontanerebbe dalla normalizzazione con Israele. Il Governo  in carica a Gerusalemme ne risente, la sua strategia estera è regolarizzare i rapporti con le potenze sunnite a prescindere dal caso palestinese. Il Governo è poi sotto accusa di colpo di stato per la riforma legislativa che mira a ridurre i poteri della giurisdizione. Si susseguono le proteste popolari da quando l’iter legislativo è in corso alla Knesset.

Con episodi singolari. Per la sua missione a Roma, il Primo Ministro è stato portato in aeroporto con l’elicottero, le vie d’accesso erano bloccate dai manifestanti. Non si trovava un equipaggio El Al disposto a guidare l’aereo. I riservisti, compresi alcuni piloti di élite, hanno rifiutato di presentarsi all’addestramento. Il malcontento serpeggia in seno alle Forze Armate, il baluardo tradizionale dell’unità dello Stato. Il Presidente Herzog moltiplica gli ammonimenti contro la minaccia al carattere democratico di Israele.

Durante la tappa romana, Netanyahu non ha avuto soddisfazione dal Governo italiano  circa il riconoscimento di Gerusalemme come capitale della Stato d’Israele. La Farnesina dichiara che il trasloco dell’Ambasciata da Tel Aviv non è in agenda. Netanyahu e Meloni, a capo di due coalizioni di destra, si trovano d’accordo su altri temi: l’essere appunto di destra nell’emisfero euro-occidentale che ne diffida, le forniture di gas israeliano all’Italia, la collaborazione economica ad ampio raggio.

Per tornare alla Cina, resta imprecisata se intenda entrare nel conflitto fra Russia e Ucraina con il più aperto sostegno a Mosca. L’esercito russo ne avrebbe bisogno, fatica a tenere le posizioni essendo esposto alla controffensiva ucraina. Lo schieramento di Pechino modificherebbe i termini sul terreno e aprirebbe un nuovo fronte con l’Occidente.

La diplomazia cinese ama la gradualità e l’agire sottotraccia. La risposta americana risente del pregiudizio verso i paesi in cerca di un nuovo multipolarismo. A Washington è duro pensare che l’unipolarismo uscito dal crollo dell’Unione Sovietica si stia consumando. Contenere i nuovi soggetti con un nuovo approccio o tenerli a bada solo con il confronto?

Per parafrasare una dichiarazione di Francesco nell’intervista all’emittente svizzera, il campo di battaglia è ora l’Ucraina. Là si combattono gli Imperi e gli Imperi sovrastano le nazioni. Il Pontefice avverte che la Terza Guerra Mondiale è scoppiata a pezzetti, bisogna evitare che si generalizzi.

di Cosimo Risi

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