Il “doping amministrativo” dell’azienda calcio (di Antonio Sanges)

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I tifosi dell’azienda calcio, negli ultimi periodi, oltre a discutere di “moduli e schemi” della propria squadra del cuore,  gli stessi  si confrontano anche  con le tematiche del “doping amministrativo”, legate alle  plusvalenze dei calciatori,  dichiarazioni fiscali fraudolente e false comunicazioni sociali.

Le indagini “penali” e della “giustizia sportiva” attivate verso le società di calcio, risultano finalizzate ad accertare eventuali “reati penali tributari e di falso in bilancio”, situazioni che mettono in fuori gioco “la sostenibilità dell’azienda calcio” e creano preoccupazioni ai propri supporters, che temono penalizzazioni per il club di riferimento.

Un’eventuale “errata valutazione delle plusvalenze” dei calciatori, determina per le società di calcio, “reati penali tributari e di falso in bilancio”. Per i club di calcio, la plusvalenza dei calciatori, risulta essere il guadagno che una società trae dalla cessione di un calciatore,  ed è una delle principali voci di ricavo dei club professionistici.

Analizzando i bilanci delle società calcistiche, ci si rende dunque conto che, insieme ai “ricavi diritti televisivi”, “ricavi commerciali”, “ricavi da stadio”, i “proventi per la gestione dei diritti dei calciatori” rappresentano una delle voci più importanti del conto economico. Nel settore dell’azienda calcio “la plusvalenza” (o minusvalenza) dei calciatori è data dalla differenza tra il valore di cessione del cartellino di un calciatore, rispetto al valore residuo (al netto dell’ammortamento) del valore del cartellino iscritto in bilancio da parte del club cedente.

Per ogni cartellino di un calciatore è infatti iscritto a bilancio un “valore contabile”. Quel “valore” indica sostanzialmente la quota rimanente dell’investimento iniziale (costo storico) per l’acquisto del calciatore stesso, che deve ancora essere ammortizzata dal club. Per una società di calcio, pertanto, i calciatori rappresentano (contabilmente) delle “immobilizzazioni immateriali”, il cui valore può anche crescere nel tempo.

La plusvalenza è data dunque, in questi casi, dall’incremento di valore che il calciatore ha realizzato nel corso del tempo, dal momento in cui è entrato a far parte della squadra al momento in cui viene ceduto. Laddove quindi la società di calcio ceda un giocatore precedentemente acquistato, il calcolo della plusvalenza deve prendere in considerazione l’ammortamento annuo del calciatore già imputato in bilancio.

In sostanza, più basso è il valore contabile del cartellino del calciatore e più elevata sarà la plusvalenza che si ottiene dalla cessione. Per calcolare questo valore è necessario partire dall’investimento iniziale (la cifra pagata per il cartellino), che viene diviso per il numero di anni di contratto in parti uguali, e la cui quota viene ammortizzata di anno in anno fino a che il valore non è pari a zero. In termini aziendali, per dare certezza alla valutazione della plusvalenza della transazione dei calciatori in sede di calcio mercato,  bisognerà prevedere criteri di “modelli economici” ed  apposita “tracciabilità bancaria” delle operazioni di riferimento.

Azienda calcio: progetto vincente di “sostenibilita’ della continuita’ aziendale dei club”!!.

Antonio Sanges dottore commercialista

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