Ron DeSantis: un Paisà alla Casa Bianca? (di Cosimo Risi)

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Ronald Dion DeSantis, figlio di Karen Rogers già Ruggiero, pronipote di quattro bisnonni originari di Avellino e L’Aquila, emigrati negli Stati Uniti all’epoca delle grandi migrazioni, si candida alle primarie del Partito Repubblicano. La meta è la sfida per la Casa Bianca nel 2024.

Sarebbe la prima volta di un italo-americano che corre per la Presidenza. I precedenti erano di candidati alla Vice Presidenza o ad incarichi meno prestigiosi come la Presidenza della Camera dei Rappresentanti.

L’origine italiana, ancorché remota, aveva dissuaso altri personaggi politici dal tentare la sfida, troppi i pregiudizi a loro carico: si pensi al “salernitano” Mario Cuomo di New York. E’ singolare che gli Stati Uniti glorifichino il talento degli italo-americani –  al cinema con Coppola,  Scorsese, De Niro, Pacino, Di Caprio – e possano dubitare della lealtà patriottica di un politico. La lealtà non viene messa in discussione per altre origini. Biden rivendica l’ascendenza irlandese e la fede cattolica. La stessa religione di DeSantis, che vanta pure un passato nella US Navy.

La candidatura alla nomination repubblicana è in salita. DeSantis dovrà vedersela con l’ex Presidente Donald Trump. Inseguito dai processi, il magnate ha molte carte da giocare in seno al Partito Repubblicano, secondo i sondaggi interni prevarrebbe su DeSantis. Il quale ha però da rivendicare un passato meno controverso e la giovane età, appena 44 anni rispetto ai 77 del rivale.

Sarebbe meno divisivo di Trump e suscettibile di attirare consensi anche presso un elettorato diverso, quel ventre moderato che potrebbe trovare troppo avanzata la piattaforma democratica in tema di migrazioni e  diritti civili.

DeSantis corteggia l’influente elettorato ebraico, tradizionalmente vicino ai Democratici. Nei  numerosi viaggi in Israele ha incontrato il Primo Ministro. A Netanyahu lo lega una certa visione dei rapporti internazionali ed un certo fastidio per le regole democratiche. DeSantis vedrebbe con favore il ridimensionato del potere giudiziario, il progetto legislativo che infiamma le piazze nello Stato Ebraico.

Nell’intervista a Elon Musk su Twitter, DeSantis sfiora i temi internazionali. Scontato è l’appello a restaurare la grandezza d’America, a suo parere messa in discussione dal debole approccio di Biden. Anche in questo caso egli valorizza il fattore anagrafico. Nel 2024 Biden sarà ottantenne e vanterà minore prestanza fisica di DeSantis.

La forma è più di uno slogan mediatico. L’esercizio della Presidenza richiede uno sforzo enorme ed una rapidità di giudizio che solo una mente giovane riuscirebbe a garantire. Ed inoltre i media spulciano la cartella clinica dei candidati in cerca della pecca fatale.

Conservatore ma non reazionario, elusivo su certi temi, popolare nella Florida di cui è stato rieletto Governatore con ampio margine sul rivale democratico, dovrà affrontare la vera prova sulla scena nazionale. La sua popolarità reggerà a livello federale?

Il 2023 è l’anno del posizionamento dei candidati. Altri nomi si affacciano nei due campi, sebbene quello democratico sia opzionato da Biden in cerca del secondo mandato. Il 2024 sarà l’anno elettorale, sul piano internazionale segnerà la fase dell’attesa. E’ il fermo immagine delle relazioni internazionali.

Votano gli Americani ma è come se idealmente votasse tutto il mondo, specie i Russi e gli Ucraini, i primi ad attendere l’esito del voto. Di questo bisogna tenere conto nelle iniziative per bloccare il conflitto. L’Uomo alla Casa Bianca sarà determinante ai fini di qualsiasi soluzione.

di Cosimo Risi

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