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Minacce a primario oncologo del boss Messina Denaro: denunciato 20enne salernitano

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Ha lanciato minacce a uno dei medici che, fino a pochi giorni fa, ha assicurato l’assistenza al boss Matteo Messina Denaro, costringendolo a vivere nel terrore e sotto una stretta vigilanza da parte delle forze dell’ordine.

Vittima della minaccia in stile mafioso – come riporta il sito web lacittadisalerno.it – è stato il medico Luciano Mutti, primario del reparto di Oncologia dell’ospedale dell’Aquila, che ha preso in carico Messina Denaro (affetto da un grave tumore al colon) fin dal suo arrivo in città, prima durante la detenzione nel carcere di Preturo in regime di 41-bis e poi all’ospedale, fino a quando il boss di Castelvetrano non ha deciso di interrompere le terapie. Il direttore dell’Oncologia sul proprio profilo Messanger è stato raggiunto recentemente, da tre messaggi, dal profilo “Micael D’Angelo”, uno dei quali terribile, che lo “invitava” a prestare le migliori cure altrimenti “lo avrebbe fatto saltare in aria come accaduto a Falcone e Borsellino”.

Una minaccia subito rigirata agli agenti della Squadra mobile della Questura e ai colleghi della polizia postale dell’Aquila per l’avvio delle indagini con la contestuale iscrizione sul registro degli indagati per minacce. Vicenda che per importanza e delicatezza la delicatezza è seguita dalla Procura Antimafia dell’Aquila.

Nel frattempo un comitato ad hoc interforze ha stabilito di non concedere al primario una scorta ma una vigilanza. L’attività di indagine ha permesso di identificare il presunto autore in M.N., 20enne originario della provincia di Salerno, da subito diventato irreperibile.

A distanza di tempo il ragazzo diventato girovago, è stato rintracciato a Torino, ospite di un amico, estraneo alle contestazioni mosse dalla Dda aquilana. Il 20enne è stato sottoposto a perquisizione e gli investigatori hanno portato via il cellulare per essere analizzato dagli esperti.

Al momento viene esclusa un’appartenenza del giovane al mondo mafioso, ma sul punto non si esclude che con il passare dei giorni, la contestazione di minacce possa essere comunque inserita nell’ambito del reato più grave, quello appunto mafioso, visto che il ragazzo stesso l’ha fatto intendere a chiare note nel messaggio lanciato al professore Mutti.

ciato al professore Mutti.

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