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Acqua, un bene prezioso da non disperdere (di Tony Ardito)

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Il 22 marzo scorso, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, l’Istat (Istituto nazionale di statistica) ha pubblicato un report secondo il quale l’acqua che ogni anno viene dispersa in Italia nelle reti di distribuzione potrebbe soddisfare le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un anno intero.

I rilievi sulla dispersione idrica – relativi al 2022 – confermano un quadro preoccupante per il nostro Paese in cui il 42,4% dell’acqua potabile viene dispersa prima di arrivare al consumatore finale. Si tratta di dati leggermente in crescita rispetto al 2020, quando la percentuale si attestava al 42,2%, ma soprattutto distante anni luce dagli altri Paesi europei.

In Francia la dispersione idrica è al 20%, in Belgio e Svezia al 21%, in Spagna e Regno Unito al 23%, in Germania al 6% e nei Paesi Bassi al 5%. Le scarse performance dell’Italia si spiegano soprattutto con lo stato in cui versano le infrastrutture idriche. Oltre il 60% delle tubature è stato posizionato infatti Più di 30 anni fa, mentre il 25% supera addirittura i 50 anni.

L’Emilia Romagna – dove si perde per strada il 29,7% dell’acqua – si distingue come regione più virtuosa, invece a guadagnarsi la maglia nera è la Basilicata (65,5%), che fa registrare picchi del 71% nella provincia di Potenza. In più di un capoluogo su tre, le perdite totali in fase di distribuzione superano il 45%.

Le province in condizioni di “massima criticità”, ovverosia con valori pari ad almeno il 65%, sono: Potenza (71%), Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%).

Le città più virtuose si trovano soprattutto nelle regioni del Nord, seppur con qualche eccezione. Le uniche sette città in cui si rilevano perdite inferiori al 15% sono: Como (9,2%), Pavia (9,4%), Monza (11,0%), Lecce (12,0%), Pordenone (12,1%), Milano (13,4%) e Macerata (13,9%). A Roma le perdite d’acqua sono al 27,9%.

di Tony Ardito

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