Via dalla pazza folla (di Giuseppe Fauceglia)

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Tra qualche giorno, tra squilli di trombe (meglio, vecchi tromboni) e giubilo di schiere serventi, tra vuoti proclami e propaganda elettorale buona per i gonzi (significato ed etimologia della “Treccani”), sarà inaugurata a Salerno la nuova (meglio, vecchia) manifestazione delle “Luci di artista”.

Si conteranno in centinaia di migliaia i visitatori, con le loro frittate nei panini caldi (pietanza, invero, preferita da chi scrive) e la neve in tasca per un veloce ritorno ai luoghi di partenza, e tutto sarà magnificato dal vociare del collateralismo della stampa (fatta salva qualche rara e coraggiosa eccezione) e di giornalisti televisivi replicanti il “pensiero” – si fa per dire – dell’amministrazione comunale e di chi ne conserva, nei fatti, la direzione e il coordinamento.

Nel mentre, la città – affidata in mani mai tanto inesperte e dannose – sarà invasa dal traffico, sommersa da rifiuti di ogni genere lasciati nelle strade, e resterà finanche dimenticata nei suoi luoghi storici, in cui la “bellezza” viene sacrificata al luccichio delle luminarie.

Eppure, quando nacque questa manifestazione si nutriva la speranza che potesse rappresentare non solo un volano per il consumismo del take-away, ma soprattutto per offrire l’occasione per una riscoperta dei monumenti più significativi della città e per lo sviluppo di un artigianato finalizzato proprio alla produzione di luci di qualità.

E’ rimasta inascoltata la voce dissidente, ma collaborativa, dei tanti che, come me negli scritti ospitati anche da “Salerno Notizie”, hanno in questi anni suggerito opzioni diverse che non fossero le solite “palle” appese in corso Vittorio Emanuele o le luminarie da fiera di paese che si scorgono tra Mercatello e Torrione.

Così come abbandonata dall’amministrazione è rimasta l’interessante proposta dell’allora dirigente del “Liceo Artistico Sabatino-Menna” di Salerno, l’ottima dott.ssa Ester Andreola, che aveva lanciato l’idea di utilizzare le luci disegnate dagli alunni dell’istituto, con l’ausilio dei professori.

Ed ancora, è stata rinchiusa nel dimenticatoio dell’incoscienza programmatica la proposta di Leonardo Gallo, che avrebbe voluto istituire un premio tra le più belle luminarie, finanziate da commercianti e abitanti dei quartieri, che avrebbe pure occasionato un coinvolgimento delle zone periferiche con conseguente attrattiva per i visitatori (che oggi si limitano a percorrere, come mandrie impazzite, il solo centro cittadino, con le conseguenze note a tutti).

Niente !! forse è rimasta più importante la questione degli affidamenti degli impianti di illuminazione a ditte del settore, condite da un vocio di ricorsi al Tar o di inutili denunce. Quando nacque l’iniziativa, essa rappresentava una novità nel panorama regionale (in sostanza, una buona intuizione), ma oggi tutti i centri della nostra provincia hanno organizzato manifestazioni simili, alcune con un più che discreto risultato attrattivo. Senza considerare quello che avviene in altre regioni, come le splendide ed affascinanti luminarie di Locorotondo o di Alberobello, che attraggono ormai il triplo degli occasionali visitatori salernitani, favorendo attività alberghiere e commerciali di ampio respiro.

A Salerno, invece, sempre le stesse luminarie, spostate ora, qua ora là, senza criterio (come i marinai della marina borbonica, che si collocano, indifferentemente e con clamore, ora a prua ora a poppa !), le solite luci di piazza Flavio Gioia e le solite favole illuminate dei Giardini comunali. Eppure si sarebbe potuto pensare a percorsi “illuminati” verso i Giardini della Minerva, alla riscoperta della Scuola Medica Salernitana e delle vie, dalla vaga impronta longobarda, del centro storico, per finire al Duomo. Niente !! Insomma, le luci non illuminano la mente dei nostri amministratori, del resto da tempo qualcuno ha chiuso l’interruttore.

Giuseppe Fauceglia

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