Un ‘panorama’ sulle occasioni perse e su quelle ancora possibili (di Tony Ardito)

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tony-arditoSi è concluso sabato scorso un altro appuntamento con “Panorama Italia”, un viaggio tra le bellezze e le ricchezze del Paese nel quale il giornale diretto dall’acuto Giorgio Mulè si cala nella realtà viva dei territori e si pone a confronto con chi li anima: istituzioni, lavoro, sapere, arte, sociale.

Per la seconda volta, in soli due anni, “Panorama” ha scelto Salerno e la sua provincia, con un programma fitto di appuntamenti dislocati nei luoghi più suggestivi: dal capoluogo e la costa d’Amalfi al Parco Archeologico di Paestum.

Nel corso dei giorni, ho seguito con particolare attenzione molte delle iniziative e se, da un lato, si rafforzava in me il convincimento che la nostra è una terra davvero fortunata per risorse e potenzialità riconosciute come uniche al mondo, dall’altro emergeva un moto di rabbia. Riecheggiavano prepotenti nella mia testa sempre i medesimi quesiti: perché queste cose le dobbiamo notare solo quando qualcuno ce le viene ad evidenziare e talvolta, addirittura, a spiegare e raccontare? Possibile che in tanti anni, pure di vacche grasse, non si è stati capaci di stimolare una riflessione ed articolare conseguenti e concrete azioni; di mettere, ancor prima che a frutto, a sistema potenzialità di tali proporzioni?

Il compito della politica è innanzitutto quello di immaginare e tracciare i percorsi del futuro e preparare ed accompagnare i cittadini e le comunità verso il cambiamento, il progresso e le evoluzioni che ne conseguono.

In queste occasioni, ci si rende amaramente conto del tempo e delle opportunità svanite e di quelle che, nonostante tutto, si possono ancora cogliere  per rimediare.

Nel “Piano Nazionale per il Sud” il criterio generale è sintetizzato nella “concertazione della strategia, della programmazione su pochi obiettivi prioritari”. Nel Mezzogiorno, quindi, e, segnatamente, in Campania e nel salernitano il punto focale è connesso al potenziamento ed alla realizzazione di infrastrutture e beni pubblici, ricerca e innovazione, istruzione e competenze, rilevanti per lo ripresa dei territori. Pleonastico affermare che ciascuno di essi genererebbe di per sé sviluppo e lavoro.

Non a caso il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, spinge l’acceleratore affinché, anche attraverso i fondi che l’Europa ha messo a disposizione, ripartano gli investimenti pubblici e privati; si risollevi il Pil; insomma, si riaccenda la fiducia e non solo. I segnali, ahimè, ad oggi appaino deboli e non credo che le continue tensioni interne alla maggioranza di governo ed al PD rappresentino un segnale incoraggiante nella opinione pubblica. C’è il tentativo di far passare il messaggio che quasi tutto sia collegato all’esito del prossimo referendum. Io, vorrei continuare a credere che la speranza non sia figlia di un solo sì o di un solo no.

editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista

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