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‘A verità di Rocco Hunt: “Ora sono una persona importante”. Il rapper di Salerno presenta il suo album

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Nemo propheta in patria”, cita il proverbio, ma mai fu meno appropriato per Rocco Hunt, il rapper di Salerno che ha trionfato grazie al tele-voto al Festival di Sanremo, nella sezione Nuove Proposte (75% di preferenze) grazie al brano Nu Juorno Buono e ora presenta il suo nuovo album ‘A verità, in uscita martedì 25 marzo. In patria, Rocco è un idolo con tanto di manifesti sparsi per la città con il suo viso e la scritta “Grazie”. Durante il Festival di Sanremo, racconta che si era creato un vero e proprio tifo organizzato con tanto di pizzerie che reclamavano la serata “pizza e vota Rocco Hunt” o di discoteche che interrompevano la musica per ricordare di tele-votarlo. Ora nel nuovo album è stato coinvolto addirittura Eros Ramazzotti: «La collaborazione con Ramazzotti è stata a dir poco incredibile», racconta con assoluta spontaneità, «lui stesso ha scelto il brano’A verità e poi ha voluto darmi qualche consiglio, il primo: impara a suonare uno strumento perché voi rapper date troppa importanza alle parole e dimenticate la musica».

VERE STAR — Poi ci sono diversi nomi di spicco dell’hip-hop nazionale, a incominciare da Clementino, suo amico da tempo e come lui nel cuore dei giovani napoletani, tanto da aver preso ormai il posto che era dei cantanti neomelodici. «Ogni tanto le signore ci fermano», racconta, «e ci ringraziano per aver tolto dalle orecchie dei loro figli i neomelodici!». E poi nell’album ci sono featuring con Ensi, Noyz Narcos e anche i Tiromancino. La canzone napoletana ha avuto un posto di rilievo nella formazione del giovane ma non quella di tradizione neomelodica appunto, ma quella di Pino Daniele, Napoli Centrale, Sergio Bruni e poi Enzo Avitabile, che ha collaborato nel brano che dà il titolo all’album, ed Edoardo Bennato che viene omaggiato in Credi (dove canta Ramazzotti).

CRESCIUTO IN FRETTA — Semplice e più maturo dei suoi diciannove anni: «Sono cresciuto abbastanza in fretta, grazie all’ambizione. Da una famiglia solida che non aveva molti mezzi, infatti per un po’ ho lavorato anche in una pescheria. Poi ho iniziato presto a esibirmi nelle feste di piazza e lì ho sentito una certa responsabilità che mi ha fatto crescere». Il suo tenore di vita è già decisamente cambiato, «solo per il fatto di potermi dedicare così tanto alla musica. Poi noto che ora a Salerno la mia famiglia è considerata al pari di quella di un avvocato». E la musica, per lui, deve avere uno scopo principale: quello di avvicinare i giovani anche a tematiche scomode e politiche, come racconta nella title track, «la politica se ne fotte delle famiglie».

PARLO ALLA GENTE — «Così come è stato per me, che quando ero piccolo ascoltavo 2Pac e i miei primi artisti hip-hop e la mia vita è cambiata, così spero che possa accadere agli altri ragazzi che vedo soprattutto decisamente senza alcuna fiducia nel futuro». Ma andando avanti, ottenendo magari sempre più successo, non diventerà uno di quei rapper che parlano solo di donne-soldi e night club? «No, ne sono sicuro perché continuerò ad ascoltare i consigli della mia famiglia e poi, come una volta aveva detto Nino D’Angelo se non ci parlo io con la mia gente chi lo deve fare. Non voglio rimanere a Milano per troppo tempo, anche se in questo momento mi serve. Tornerò a Salerno e se dovessi vincere il disco d’oro, come ho sempre detto, lo appenderò in quartiere».

Fonte La Gazzetta dello Sport

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