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Salernitana: stagione fallimentare, la Coppa non copre gli errori commessi

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Ci sono lacrime e lacrime. Quelle sincere di alcuni calciatori granata che hanno anche pianto ieri dopo la sconfitta che ha tirato fuori la Salernitana dalla contesa play off al primo ostacolo. Lacrime di disperazione da parte di alcuni calciatori che, spinti dalla passione dei tifosi,  hanno dato tutto e di più per scuotere una squadra che sembrava un asino in mezzo ai suoni. Squadra  incapace di reagire, di giocare,  anche dopo i due ceffoni presi in pieno volto dal Frosinone. Ci sono poi anche lacrime di coccodrillo da parte di chi non ammette mai i propri errori. In prima linea quando c’è da prendere applausi, in prima linea quando bisogna puntare l’indice contro qualcuno o qualcosa per attribuire colpe e responsabilità. Lacrime di coccodrillo perché la Salenritana ha gettato al vento una grandissima opportunità in questo anno calcistico. La sconfitta di ieri non è arrivata a dieci minuti dal termine ma è cominciata molto prima. Una sconfitta che viene da lontano, dal tramonto dello scorso campionato di seconda divisione vinto dalla Salernitana con mesi d’anticipo. Tempo sprecato per allestire una compagine degna di tale nome.

Mesi buttati al vento,  squadra fatta e rifatta più volte senza fare autocritica alcuna. Anzi. La novità è che l’amarezza del giorno dopo deve essere mitigata dalla ‘inutile’ Coppa Italia di Serie C. Quasi a dire: accontentatevi perché questo è ciò che passa il convento per chi,  in 97 anni di storia, non ha mai vinto niente. Messa così suona male, davvero male. Farsi scudo con la Coppa Italia per nascondere la fallimentare stagione calcistica della Salernitana è esercizio stucchevole. La verità è che ci sono squadre e squadre. Squadre vere, capaci di vincere partite impossibili o di perdere con onore e squadre di plastica che si squagliano al cospetto del fuoco sacro altrui, facendosi affondare in pochi minuti e facendosi addirittura mortificare da un Frosinone tutt’altro che irresistibile. La Salernitana che ha centrato i play off dall’ultimo posto utile, la Salernitana che aveva scelto di incrociare i tacchetti con il Frosinone per evitare il Lecce, la Salernitana di Gregucci che contro gli stessi avversari di Perrone,  dal Beneveno alla Paganese ha fatto gli stessi punti (12 ndr), ha dimostrato tutta la sua pochezza. Una immagine di fragilità che rispecchia anche l’atteggiamento della società che usa il club come una dependance della casa madre Lazio. Salerno merita rispetto e merita molto di più per dirla come i tifosi. Giustificare i fallimenti, gli errori, i valzer di allenatori, le campagne acquisti sgangherate e poi recuperate in extremis, con la mancanza di titoli in bacheca ha ormai stancato. Salerno non ha una bacheca piena zeppa di titoli ma ha una storia ed una dignità che non baratterebbe per nessun trofeo a cinque stelle.

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