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Regionali, Polito sul Corriere del Mezzogiorno: «Tra Renzi e Caldoro un terzo uomo»

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“I maligni dicono che Renzi ha fatto un patto con Berlusconi per lasciare la Campania a Caldoro. Spiegano così l’apparente indifferenza di Roma al pasticcio del Pd campano, il continuo rinvio di decisioni, mentre tutto sembra scivolare verso primarie insensate, in cui si fronteggerebbero l’uomo che ha perso le elezioni cinque anni fa contro Caldoro (De Luca) e l’uomo che le ha fatte perdere al Pd contro de Magistris (Cozzolino). Con due candidati così, l’elettorato mobile, quello che si è spostato su Renzi, finirebbe per scegliere il male minore e gridare, nel segreto dell’urna, Dio salvi Caldoro.

Ma io non credo alle «combine» in politica”. Lo scrive Antonio Polito nel suo editorie sul Corriere del Mezzogiorno. Polito poi aggiunge alla riflessione altri aspetti: “Può darsi che queste siano solo dietrologie giornalistiche, e che martedì Renzi, incontrando il suo vero plenipotenziario per la vicenda campana, Lorenzo Guerini, prenda invece l’iniziativa e decida sul terzo uomo (o donna) che potrebbe spazzare via le due candidature oggi esistenti. La prima, De Luca, cadrebbe quasi da sola, sotto i colpi delle vicende giudiziarie del sindaco di Salerno, ormai troppo imbarazzanti per la nouvelle vague renziana.

La seconda, Cozzolino, cadrebbe perché marcia fin dall’inizio, essendo più una minaccia per ottenere un riconoscimento politico che una vera e propria discesa in campo. In questo caso, ci auguriamo che Renzi non insegua tutte le fole che increspano le cronache dei giornali, vere e proprie margherite di esponenti della cosiddetta società civile che vengono convulsamente sfogliate alla ricerca del grande nome, del magistrato, dell’imprenditore, del giurista o del divo tv.

C’è poi un’altra ipotesi: che, per compensare Alfano della sua esclusione dall’alleanza in Calabria, Renzi finisca per «regalare» la candidatura in Campania a un esponente dell’Ncd. Avrebbe una logica, ma sarebbe avvilente. La seconda regione italiana non può essere trattata come merce di scambio sul tavolo della politica nazionale.

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