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De Luca su Twitter: “Mi sarei ritirato solo se condannato per peculato”

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“Ho detto che mi  sarei ritirato se condannato per peculato ma non per abuso d’ufficio, poiché rivendico gli atti politici messi in essere. Per chi ha dei dubbi in merito, confermo che sono candidato alle #primarie e non ho intenzione di ritirarmi. Io non ho nessuna intenzione di mollare: da oggi comincia una grande battaglia di civiltà. #SiamoTuttiProjectManager “. Lo scrive De Luca sul suo profilo twitter il giorno dopo la sentenza di condanna

In mattinata c’è stata la visita del segretario regionale del Pd, Assunta Tartaglione il giorno dopo la condanna nel processo per il termovalorizzatore. Il segretario, accompagnato da altri esponenti di partito, secondo le voci che circolano a Salerno avrebbe chiesto al primo cittadino di riflettere sulla situazione e sull’ipotesi di fare un passo indietro sul versante della primarie. Ipotesi che De Luca ha escluso e continua a escludere con forza.

PROCURATORE LEMBO SU SOSPENSIONE DE LUCA. “La pubblica accusa ha sostenuto una tesi che è stata parzialmente accolta da un tribunale della Repubblica. Noi rispettiamo le decisioni del tribunale. Vedremo come andrà a finire. L’imputato, comunque, è sempre considerato non colpevole fino alla sentenza definitiva di condanna”. A dirlo, a margine di una conferenza di presentazione di un pool antiusura, il procuratore della Repubblica di Salerno, Corrado Lembo, in merito alla sentenza di condanna del sindaco di Salerno Vincenzo De Luca.

“Questa – aggiunge Lembo – è un’altra regola costituzionale; occorre però coniugare tutte queste regole costituzionali con un altro principio che promana dalla legge Severino e cioè chi anche si trovi in una situazione di condannato anche solo in primo grado e non in via definitiva – restando ferma la presunzione di non colpevolezza – dovrebbe in qualche modo subire la sospensione dalla carica pubblica. Si tratta – rimarca il procuratore – di una cautela ritenuta necessaria dal legislatore, non dal giudice che ha però inflitto una pena accessoria dell’interdizione dei pubblici uffici per garantire lo svolgimento libero, democratico e sereno della vita amministrativa e politica”.

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