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De Luca dopo assoluzione, qui si massacrano persone

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Si toglie più di un sassolino dalle scarpe. Vincenzo De Luca convoca la stampa per parlare di sanità, del riparto nazionale dei fondi destinati alle Regioni. Il giorno dopo l’assoluzione in appello dalle accuse per il termovalorizzatore a Salerno, sentenza che fa dissolvere l’incubo-sospensione legato alla legge Severino, il presidente della Regione Campania dedica poco meno di tre minuti alla vicenda. Attacca chi lo aveva attaccato, fin dalla campagna elettorale: “Viviamo in un Paese dove ci si diverte a massacrare le persone – dice – piuttosto che rispettarne la dignità e fare una ricerca di verità”.

Ciò che conta, aggiunge, “è essere uomini”, rispettare cioè “i valori umani fondamentali”, perché “dietro una persona ci sono mondi che vanno rispettati”. Riflessioni che “sarebbero banali in un Paese civile e moderno”, ma “in Italia, è andato crescendo un modo di svilupparsi del dibattito pubblico irrispettoso della dignità dei cittadini, della Costituzione, delle regole di uno Stato di diritto”.

“Se la Costituzione prevede tre gradi di giudizio – insiste – devi avere la pazienza di aspettare, altrimenti sei un incivile”. Ma è vero, dal suo punto di vista, che “nel dibattito politico in Italia pesano più le questioni di partito che quelle umane”. Una riflessione che “non toglie nulla alla necessità di avere un rigore estremo, e che, anzi, consente di far svolgere il lavoro alla magistratura in condizione di serenità”. Quella stessa magistratura alla quale vanno “apprezzamento, ringraziamenti e incoraggiamento”.

“Difendo con i denti l’autonomia della magistratura – sottolinea – che è un bene per i cittadini, non il privilegio di una casta”. Per De Luca sono i giorni della vittoria, delle soddisfazioni: l’assoluzione, il dissequestro dei cantieri del Crescent – il complesso urbanistico salernitano al centro di un processo per presunte irregolarità urbanistiche – e la sanità.

“Per il 2016 la Regione riceve 10 miliardi e 200 milioni di euro per il riparto nazionale del fondo nazionale”, un traguardo raggiunto “per la prima volta nella storia della Campania”. E annuncia che sono stati recuperati i 50 milioni persi lo scorso anno “perché non è avvenuta la modifica dei criteri di ripartizione, a causa dell’assenza della Regione. “Era aprile 2015”, evidenzia. Ed è l’ultimo affondo. A Stefano Caldoro, in quella data ancora governatore, oggi a capo dell’opposizione in Consiglio regionale, che lo indica come responsabile della perdita di quei fondi.

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