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Aliberti: «Lotito è capace ma interpretare Salerno è difficile. Se dai raccogli…»

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Non mi aspettavo di trovarla così in basso, la società ha spalle forti e con gli sforzi fatti per arrivare in B immaginavo potesse mantenere la categoria con più tranquillità, ma così come si soffre in A accade anche in B. Per i tifosi e la città spero non si retroceda, questa squadra non mi appartiene, mi auguro comunque mantenga la categoria. Non so cosa ci sia stato di sbagliato, non la vivo quotidianamente.

Dall’interno si conoscono le vere motivazioni. Mi auguro si salvi, ci sono cose che la domenica non mi piacciono. Le variabili che possono determinare un campionato sono tante, la serie B è un torneo serio che la Salernitana deve mantenere, la città lo merita. In tutti i campionati il livello è un po’ sceso, quando entrai nel 94/95 c’erano fior di squadre e giocatori che combattevano e rendevano tutto più difficile”. A dirlo Aniello Aliberti presidente della Salernitana dal 1994 al 2005 nel corso della trasmissione “Zona mista news” condotta da Eugenio Marotta su TV Oggi.

Lotito? E’ una persona capace, ma interpretare Salerno è difficile, è una città che se dai raccogli in una maniera incredibile. Fare 43mila spettatori in serie A… Oggi in A sarebbero almeno 30mila, anche perché si raccoglie l’intera provincia, ogni domenica era un bel vedere sugli spalti. Nel calcio chi decide di prendere una società non deve chiedere riconoscenza perché se decidi di fare calcio lo si fa senza richieste. Ai tifosi bisognerebbe offrire il caffè la domenica”.

E poi sul futuro “Tornare? All’epoca abbiamo fatto calcio non avendo la forza economica dei nostri contendenti, però a volte non è solo una questione economica, ma mettere in pratica tutte le idee che si hanno. Il cuore ce l’ho sempre messo. Sono legato ai miei ricordi. La passione per il calcio ce l’ho, il coinvolgimento nel Campobasso nasce da un ricordo perché vinse un campionato con tanti nostri Primavera. Oggi sono solo un consigliere. In dieci anni che sono andato via da Salerno, non c’è stato uno (tra i presidenti, ndr) che mi abbia invitato a vedere la partita. Quando ero presidente dissi a Peppino Soglia che sarebbe stato sempre il benvenuto. In termini di educazione nessuno mi ha mai chiamato“.

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