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Dossier “Noi Italia”, foto di un Paese in contraddizione (di Tony Ardito)

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Dal dossier Istat “Noi Italia”, emerge una foto con evidenti contraddizioni, a partire dagli oltre 7 milioni di connazionali che vivono in condizioni di forte disagio economico, pari al 12% della popolazione.

Il nostro, è un Paese in forte ripresa in tanti ambiti, non ultimo la competitività delle imprese, ma che continua a viaggiare a due velocità e con un Sud – manco a dirlo – ancora in pesante ritardo e un livello di povertà crescente.

Ed è nel Mezzogiorno che si raggiungono i picchi, con Campania e Sicilia in testa, dove i poveri sono tre volte quelli del Settentrione, in cui si vive di più e meglio. Per effetto di quest’ultimo dato, l’Italia presenta una aspettativa di vita tra le più alte a livello europeo.

Sono 165 gli anziani per ogni 100 giovani. Per la formazione dei giovani spendiamo ancora troppo poco. In rapporto al PIL siamo terzultimi, insieme alla Bulgaria e comunque ci attestiamo agli ultimi posti per l’uso delle nuove tecnologie. Ciononostante, la occupazione lo scorso anno nel Paese è salita: segno di una economia in ripartenza.

Vola il made in Italy, con l’Italia primo paese in Europa per il numero di prodotti agroalimentari di qualità. Quello che preoccupa è il cosiddetto squilibrio di genere: con le donne costrette ad accontentarsi o ad accettare retribuzioni più basse, nonostante quelle di marzo – rileva sempre l’Istat – siano cresciute di un punto percentuale rispetto allo stesso mese 2017.

È evidente che tale quadro tende a complicarsi ulteriormente per la particolare situazione politico-istituzionale che stiamo attraversando. Ad ormai 2 mesi dal voto non si è ancora neppure definito il profilo del prossimo governo e regnano la incertezza ed i veti incrociati tra leader politici. Ad acuire le differenze tra Nord e Sud ci hanno pensato le urne, ma per effetto di una legge che preferisco non aggettivare.

A molti rimbalza agli occhi la immagine di uno stivale diviso fra due colori prevalenti: il blu ed il giallo. E pensare che io, ingenuamente, credevo che, da un po’ di tempo a questa parte, sventolasse invece su tutti un unico tricolore.

 

A cura di Tony Ardito

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