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Bari, salta l’ultima trattativa. E’ fallimento

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Ormai è finita. La storia del calcio a Bari, dopo 110 anni, è giunta al capolinea. In mancanza della ricapitalizzazione, alle 18 di lunedì 16 agosto è calato il sipario sullo storico club per la mancata iscrizione in serie B. Alla vigilia della scadenza del termine per ricapitalizzare e nonostante l’annunciata volontà di intervenire con 3 milioni di euro per rilevare il 68% della società, i due potenziali nuovi soci che avrebbero dovuto salvare il Bari calcio, si sono tirati indietro. Lo scrive La Gazzetta del Mezzogiorno

Alle 16, proprio mentre era stata convocata l’assemblea straordinaria dal presidente Giancaspro, è giunta la notizia del disimpegno da parte di Andrea Radrizzani, il patron del Leeds che insieme al barese Ferdinando Napoli si era fatto carico della ricapitalizzazione. Una decisione maturata nel corso della giornata quando la situazione è cambiata ed è accaduto quello che nessuno voleva. E con un pizzico di giallo: un potenziale investitore tedesco, secondo quanto riferito da Giancaspro nel cda, si sarebbe ritirato dopo aver appreso della cordata annunciata dal sindaco Decaro.

LA DECISIONE DOPO L’ANALISI DEI CONTI – Sta di fatto che con una nota inviata nel pomeriggio, Radrizzani, presidente di Aser Group, ha sottolineato che «negli ultimi giorni abbiamo valutato attentamente la possibilità di investire nel AS Bari insieme ad altri partners e investitori locali. Purtroppo il poco tempo disponibile per eseguire una due diligence dettagliata e approfondita consona ad una operazione con un alto profilo di rischio ci costringono a malincuore ad abbandonare questa idea e sfida. Auguriamo che la società possa essere salvata e restiamo disponibili a valutare future collaborazioni e investimenti». La forma del disimpegno lascia intendere chiaramente che nel corso dell’esame del carteggio societario, sono spuntate nuove voci di ulteriori debiti che hanno «spaventato» i potenziali acquirenti. Pare infatti che alla richiesta della debitoria dal 31 marzo di quest’anno in poi non sia mai giunta risposta. Una circostanza che ha rafforzato il dubbio su una situazione che andasse al di là di quanto si sapeva (si parla di oltre 16 milioni).

GIANCASPRO: C’ERA UN INVESTITORE TEDESCO. SI RIPARTE DALLA D, LA SPERANZA C – Giancaspro, alle 16, aveva convocato un’assemblea a Roma nel corso della quale, dopo aver verificato la regolarità del bonifico e del resto della documentazione richiesta dalla Covisoc, si sarebbe dimesso unitamente al resto de cda per consentire l’ingresso della nuova compagine societaria. Il Bari aveva tempo fino alle 18 per ricapitalizzare e per presentare entro un’ora successiva il ricorso alla Covisoc contro la mancata iscrizione in B. Ma tutto ciò non è avvenuto. Nel tardo pomeriggio si è riunito il cda presumibilmente per prendere atto della situazione e, come da norma, con la richiesta della messa in liquidazione della società per il venir meno della continuità aziendale. Tuttavia si è appreso che il presidente  Giancaspro, nel corso della riunione, avrebbe parlato di un investitore tedesco pronto a rilevare il Bari e che, dopo l’annunciata cordata del sindaco Decaro, si sarebbe ritirato. Per il Bari si profila la ripartenza da zero, ovvero dalla serie D. Qualcuno parla di un piano B per una iscrizione in serie C con un provvedimento del commissario straordinario della Figc vista la moria di iscrizioni nello stesso campionato di C.

Ma si tratta di una ipotesi remota, che allo stato non può essere presa in considerazione. Si fa avanti, invece, la proposta dell’imprenditore Nicola Canonico, presidente del Bisceglie, di trasferire il titolo di serie C dalla città del nord barese a Bari. Ipotesi che farebbe naufragare la tradizione biancorossa e passerebbe come una usurpazione alla tifoseria di quella città che si sentirebbe scippata. Soluzione peraltro non gradita da un pezzo della tifoseria biancorossa. Nel frattempo Canonico ha cambiato sede sociale, ha modificato costituito la As Bari 2018 e ha cambiato in biancorossi i colori sociali del Bisceglie.

Fonte Gazzetta del Mezzogiorno

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