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Hikikomori, la storia di una ragazzina salernitana plagiata sui social

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C’è un giorno in cui uscire dalla propria stanza diventa impossibile. Hiku “tirare” e “komoru” ritirarsi.

Hikikomori è una parola nata in Giappone per definire una sindrome che ha colpito centinaia di migliaia di ragazzi dalla fine degli anni ’80. S

torie di reclusione volontaria: oggi in Italia si stimano 100 mila casi, in maggioranza sono maschi tra i 18 e i 28 anni. Si tratta di dati approssimativi raccolti dall’associazione HikikomoriItalia.it, che ha creato un sito dove i ragazzi comunicano tra loro attraverso una chat.

Un punto d’incontro anche per i genitori, che nella maggior parte dei casi non sanno come affrontare il problema.

Da Cava de’ Tirreni – racconta La Città oggi in edicola – un possibile caso di plagio a mezzo social. Una ragazza del posto si chiudeva nella sua cameretta, sbarrando porta e finestre, rimanendo al buio per ore. E bruciava vestiti senza una apparente motivazione.

Atteggiamenti sospetti dell’adolescente che hanno spinto i genitori ad indagare con l’aiuto dei Carabinieri per un presunto caso di circonvenzione di minore.

A quanto pare, però, non si tratterebbe di un caso isolato: altri genitori avrebbero riscontrato gli stessi atteggiamenti sospetti nei propri figli.

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