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Si suicida in cella Jeffrey Epstein, miliardario accusato di abusi su minori

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Jeffrey Epstein si è tolto la vita in cella. Ne dà notizia L’Abc. Il ricco finanziere americano, accusato di abusi sessuali su minori, aveva già tentato di togliersi la vita meno di un mese fa. Il miliardario, un tempo amico del presidente Donald Trump e dell’ex presidente Bill Clinton, oltre che del principe Andrea, era accusato di traffico e sfruttamento sessuale di ragazze minorenni tra il 2002 e il 2005 nelle sue case di Manhattan e Florida.

Il «Lolita Express»

Il caso Epstein era emerso all’inizio di luglio, quando nella cassaforte del suo attico di Manhattan erano stati scoperti dvd di foto di ragazze minorenni giovanissime. Al punto che la Procura di New York lo aveva messo in carcere, con una serie di accuse che possono portare a una condanna fino a 45 anni di cella. Dal 2002 al 2005, oltre a divertirsi con Donald Trump e a scorazzare Bill Clinton sul suo aereo, Epstein, nato a Brooklyn 66 anni fa, adescava ragazzine a centinaia, tutte minorenni.

Le portava nella sua casa di New York, a un isolato da Central Park oppure nella residenza invernale di Palm Beach, in Florida. All’inizio si faceva massaggiare, «poi le molestava e le abusava sessualmente». Alla fine della prestazioni buttava lì cento-duecento dollari e convinceva le sue vittime a reclutare altre adolescenti, per ripartire con un nuovo giro di soprusi.

L’accordo con Acosta

Nel 2008 l’uomo d’affari fu incriminato per violenza sessuale in Florida, ma se la cavò con un patteggiamento a 15 mesi, trascorsi, con grande agio in un penitenziario. L’accordo per evitare il processo fu gestito dall’allora procuratore Alexander Acosta, costretto — dopo la rivelazione dell’intesa con Epstein — a lasciare il posto di ministro del Lavoro nell’amministrazione Trump. Lunedì 7 luglio Epstein si era dichiarato «non colpevole», sostenendo di aver «intrattenuto relazioni consenzienti» con persone che pensava fossero maggiorenni.

Fonte Corriere.it

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