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Governo: il professore conta (di Tony Ardito)

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Nel mese di agosto la nostra attenzione è stata monopolizzata dalle fibrillazioni della crisi politica voluta dalla Lega. Più di venti giorni durante i quali siamo stati travolti da un ping-pong di dichiarazioni al vetriolo degli uni e degli altri, da recriminazioni di ogni genere, da fughe in avanti e da spudorate retromarce: a destra e soprattutto a manca. Insomma, giornate in cui la coerenza, forse per la troppa vergogna, avrà chiesto di cambiare residenza.

Ma mentre tutti recriminavano nei confronti di tutti, grazie a Dio, al Colle c’era chi teneva i nervi saldi e tentava di individuare una via d’uscita plausibile. Il 29 agosto scorso il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, autentico campione di pazienza, ha conferito l’incarico di comporre il nuovo governo allo stesso premier dimissionario, ovvero a Giuseppe Conte, sorretto da una maggioranza – da certificare in parlamento – che assume un’angolazione diversa dalla precedente.

Da M5S-Lega si è virato verso un’alleanza M5S-PD & Co. In queste ore il professor Conte, tra mille fibrillazioni, sta provando a far quadrare il cerchio onde conferire al meglio all’imminente esame del Quirinale.

Una tribolata vicenda da cui ne esce battuto e deluso Matteo Salvini; ne risultano, comunque, ridimensionati Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Mentre riemerge e, sornione, prepara la mossa successiva il vero stratega: Matteo Renzi.

Tuttavia, il dato che andrebbe evidenziato è la crescita avuta proprio da Giuseppe Conte il quale, oltre ad aver via via assunto un profilo ed un ruolo politico sempre più centrali, nei giorni scorsi ha incassato, fra aspre critiche e lusinghieri apprezzamenti, finanche l’inaspettato endorsement del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Staremo a vedere se la montagna partorirà un topolino, proponendo, con il dizionario delle utopie, il remake di “Una poltrona per due”; o se invece avrà trovato la forza di stilare un programma coraggioso e dar vita ad un Esecutivo composto da figure super competenti e prestigiose – almeno per i dicasteri chiave – che affronti come si deve priorità quali l’emergenza Lavoro e quella Economica.

Sul fronte avverso, Silvio Berlusconi preferisce distinguersi e richiama la sua visione originaria di centro-destra. Giorgia Meloni bolla come “politicamente raccapricciante” l’intesa giallo-rossa e mobilita la piazza. Matteo Salvini alza i toni, si scaglia contro l’Europa ed i “poteri forti” e annuncia battaglia.

Forse il capitano, alle sue tante esternazioni, avrebbe potuto pure aggiungere un pizzico di autocritica, considerato che è riuscito a sbagliare un rigore a porta vuota ed a perdere, con la partita, un campionato già vinto. La colpa, o il merito di quanto ne è conseguito, dunque, non mi pare si possa attribuire solo agli altri, meno che mai all’arbitro.

Ora, oltre a verificare la reale capacità operativa del nascente governo, ci sarà comunque da capire quali riverberi questa nuova, diversa e travagliata alleanza sortirà anche nelle scelte politiche delle singole amministrazioni locali, soprattutto in funzione delle prossime elezioni del 2020.

Tony Ardito

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