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Per fare un albero ci vuole un fiore (di Tony Ardito)

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A partire da giovedì scorso e per tutto il week end, in Italia, si è festeggiata la Giornata Nazionale degli Alberi, un’occasione che ci ha ricordato della loro fondamentale importanza per la vita dell’uomo e la qualità dell’ambiente.

Una ricorrenza codificata dalla Legge n. 10 del 14 gennaio 2013, la quale conferma, peraltro, l’obbligo per i Comuni, al di sopra dei 15.000 abitanti, di piantare un albero per ogni nato a partire dal 16 febbraio 2013, individuando un’area sul proprio territorio da destinare a forestazione urbana, con uso di piante autoctone.

I Romani furono i precursori della “Festa dell’Albero”, oggi celebrata in tutto il mondo. Gli alberi, infatti, erano tutelati e adorati anche per motivi legati alla religione ed era consuetudine consacrare i boschi al culto delle divinità dell’epoca.

Un terzo del territorio italiano è composto da boschi e foresta e il verde, soprattutto nelle metropoli, è una risorsa preziosa. Durante il fine settimana si sono tenuti 500 eventi nelle città, con la piantumazione di 3500 alberi ed il coinvolgimento di 3000 classi e 60mila studenti.

Nell’ultimo decreto clima sono stati stanziati 15 milioni per progetti di riforestazione e creazione di foreste urbane, ma nel frattempo c’è, talvolta, confusione circa il verde in città.

L’intento della Legge n. 10 è quello di “perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”.

I dati ci dicono che i nostri boschi sono in continua espansione. Dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi, la superficie forestale italiana è triplicata, passando da circa 4 milioni di ettari di boschi a più di 11 milioni; solo nell’ultimo decennio è aumentata del 5,8%.

Ora più che mai, la gestione attiva rappresenta l’unico strumento capace di fronteggiare e mitigare gli effetti derivanti dai cambiamenti climatici: dall’instabilità idrogeologica, agli incendi e alla diffusione di patogeni e di specie invasive. Solo una minima parte dell’enorme patrimonio boschivo del Paese è sottoposta ad adeguate azioni di gestione; una trascuratezza, per non dire un abbandono, che determina una mancata occasione di sviluppo, ma soprattutto una incessante esposizione a pericoli per l’uomo e l’intero circostante.

Al di là dei doveri e delle scelte di governi e amministrazioni locali, per quanto riguarda il cittadino ed il proprio quotidiano, la tutela di un albero, come dell’ambiente più in generale, può esser anche frutto di piccole, semplici premure e di educazione. Le devastazioni registrate durante questi giorni, da Nord a Sud, lungo lo Stivale, siano un richiamo forte alla responsabilità di tutti e di ciascuno.

di Tony Ardito

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