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Covid, infermieri caduti “in guerra”: Giorgio aveva condiviso un post di Salernonotizie, poi…

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Arianna Busetto era sicura di farcela: «Quando guarirò mi inviterete tutti a pranzo o a cena». Giovanni Tommasino, che era medico di base, dal letto di ospedale si preoccupava degli altri: «Non uscite, è l’unica arma che avete, non potete immaginare quanto è brutto.

Spero di tornare presto tra voi…». Edoardo Valli, medico anche lui, febbricitante e chiuso in casa, si preoccupava e basta: «Vedi, fanno il tampone a Zingaretti, Porro e Sileri. Io ho la febbre a 38,7 e mi dicono che con questi sintomi non è necessario. Spero che scenda con la Tachipirina ma io già sto sudando ma faccio il medico, boh». Marco Mennini era spaventato a morte: «Avrei voluto mettere #nonhopaura sotto la mia foto. Un po’ come quando pensi che non tocca a te, non può toccare a te. Invece da un minuto ad un altro non sei più proprietario di niente. Ti si scatena l’inferno dentro e fuori».
Sono le ultime parole prima di andare via, gli addii inconsapevoli che le vittime del Covid-19 hanno lasciato sulla loro pagina facebook, l’unico posto dove hanno trovato compagnia alla fine del loro cammino. Scrivevano per trovare coraggio, per avvisare gli amici, per confortare chi era a casa. Sono messaggi teneri, struggenti, disperati, a volte profetici. L’ultimo post di Angelo Grazzini, 58 anni, di Montemurlo è del 9 marzo: ha preso in prestito l’appello del rapper Frankie hi-nrg a rimanere a casa. Un paio di giorni dopo è entrato in ospedale e non è uscito più. Giorgio Scrofani ha messo il link di un articolo di «Salerno notizie»: raccontava il coraggio degli operatori del 118 come lui che rischiavano la vita: era il 6 marzo, il 30 non c’era più. Quasi un presentimento.
A Bortolo Bonomi, imprenditore bresciano, è piaciuto un meme da condividere con tutti: «Ama la vita e i buoni amici, perchè la vita è breve e i buoni amici sono pochi». La stessa cosa che scriveva Lorena Quaranta, studentessa di medicina, pochi giorn prima di essere uccisa dal fidanzato. «Ora più che mai bisogna dimostrare responsabilità e amore per la vita. Abbiate rispetto di voi stessi, delle vostre famiglie e del vostro Paese». Sulla pagina di Cinzia Ferraroni, l’amore ha le parole del marito Francesco: «Cara Cinzia, Amore mio era venerdì di due settimane fa quando ti ho visto salire sull’ambulanza. Ho solo potuto salutarti da lontano senza riuscire a darti un bacio, nemmeno una carezza. Hai avuto la forza e la voglia di cantare Il mio canto Libero, da sotto quel casco opprimente. Poi venerdì 3 aprile all’alba per la prima volta ci hai scritto sono debole». C’è l’amore per la moglie e l’orgoglio per i figli. L’astrofisico Corrado Lamberti è sofferente ma felice: «Da ieri mio figlio Lucio è Ordinario al Politecnico di Milano. COVID voleva fregarmi: fin lì gli è andata male (foto ricordo dall’ospedale : ci sono ancora!)». Era il 5 aprile.
Non manca la rabbia. Paolo Crosti, uno dei fondatori del football americano in Italia, ce l’aveva con Zingaretti e il suo spritz milanese a predicare normalità «Non è solo stata disinformazione e stato qualcosa di più e peggio». Non è uscito vivo neanche lui. Emiliano Perani, grafico e fotografo di Casnigo, morto a 36 anni, vedeva la gente in giro e si arrabbiava: «I sindaci impazziscono per capire se Conte o chi altro si sveglierà. Forse anche la Val Seriana un giorno si sveglierà. Incontrarsi e parlare è diventato mononoto si parla solo di paure e morte virus e futuro incerto. Stato Italiano centrale di… ti stai rivelando inadeguato e ipocrita!!»
Come Arianna Busetto anche Costantino Soudaz, insegnante in pensione, pensava di farcela: «Ospedale da giovedì. Non ho più febbre. Cura per respirazione. Moralmente sto molto bene e sono ben supportato». Ci si aspetta sempre di avere più tempo di quello che si ha.

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