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Zone rosse territoriali se la pandemia si aggrava ma stop a lockdown

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Non contano i numeri, ma le caratteristiche del focolaio. In un piccolo paese puoi anche avere decine di persone infette ma se i servizi epidemiologici hanno già identificato l’origine del contagio, circoscritto e isolato tutti i contatti, allora la zona rossa risulta inutile. E’ il piano di risposta all’incremento di infezioni pensato dal Ministero della Salute ma anche dagli esperti del Comitato tecnico scientifico. Piano che davanti ad un intervento attento delle Regioni e di tutte le forze in campo, non prevede il ricorso al lockdown

Al contrario, anche in presenza di un numero minore di casi, per i quali però non è chiaro il percorso della trasmissione, bisogna intervenire senza esitazione, chiudere l’area, isolarla ed evitare che poi il virus finisca fuori controllo.

Nuove zone rosse “locali” o “regionali” da istituire anche contro il parere dei singoli governatori, perché come spiegano i ministri, tra cui Roberto Speranza “questo non è il momento dei lassismi”. Se una regione diventa a rischio alto, possono dunque scattare le misure restrittive, parziali o anche totali.

Secondo i calcoli del governo, in base al trend delle ultime settimane, i nuovi contagi potrebbero arrivare a 1000 al giorno entro fino agosto e superare i 1500 a fine settembre.

“La situazione non è ancora fuori controllo – ragionano nel comitato tecnico-scientifico in sintonia con palazzo Chigi a cui spettano le decisioni operative – ma dobbiamo essere consapevoli che questo può essere l’innesco della seconda ondata”.

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