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Covid. Fondazione Gimbe: “Contagi risaliranno da metà maggio, bisogna reggere”

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Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto nella mattinata di oggi, sabato 8 maggio 2021, ai microfoni della trasmissione di La7 “Omnibus”, dicendo la sua sulla questione vaccini e sulle previsioni circa l’andamento della pandemia in Italia. Partendo dai sieri, Cartabellotta ha precisato che “il brevetto rappresenta la proprietà intellettuale della produzione del vaccino, ma poi c’è tutto l’aspetto del know-how, del trasferimento tecnologico, degli impianti di produzione, degli eventuali incidenti di percorso, come l’emergenza delle varianti e la necessità di modificare alcuni componenti”.

“Se guardiamo alla sospensione dei brevetti come alla soluzione a breve-medio termine per aumentare la disponibilità vaccinale nel mondo, la risposta è no – ha proseguito –. Mi sarei aspettato che, una volta autorizzati i vaccini, nei Paesi partissero i famosi accordi di fornitura conto terzi per trasferire tutto il know-how necessario alla loro produzione da parte di chi detiene il brevetto agli Stati più potenti. La liberalizzazione dei brevetti può generare effetti collaterali: la produzione in sicurezza potrebbe saltare, in quanto qualunque industria potrebbe mettersi a produrre sieri anti-Covid, senza dimenticare il collo di bottiglia relativo alla fornitura dei componenti”.

Nino Cartabellotta a “Omnibus” ha poi fornito una previsione circa la curva epidemiologica: “Una delle modalità prevalenti con cui si diffonde il virus, quella dell’aerosol, con le alte temperature si attenua molto – ha esordito –. Con questo, lungi da me immaginare che il caldo da solo riesca a ridurre la virulenza del Coronavirus. Noi oggi ci troviamo in una situazione particolare, che probabilmente richiede una revisione dei parametri, e vedremo una risalita della curva relativa ai nuovi casi a partire dalla seconda o terza settimana di maggio. Tutti i numeri ora sono in calo, ma il giallo non frena l’epidemia. Sarà una curva che avrà un minore impatto ospedaliero, grazie ai vaccini fatti sulla popolazione più anziana. Le conseguenze degli allentamenti non si vedono prima di due settimane”. Insomma, una nuova ondata ci sarà a stretto giro di posta, ma l’auspicio è che il suo impatto sulle strutture nosocomiali non sia così violento come in passato.

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