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Ass. ‘Io Salerno’: Alfonso Menna – la verità sul Porto

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‘Suore…Suore…’ gridavano i soldati tedeschi entrati nella piccola piazza, della piccola frazione, del piccolo comune di collina, mentre, in lontananza, si udivano i cannoni dello sbarco. Avevano saputo dell’asilo gestito dalle ‘Ancelle della Carità’ e volevano utilizzarlo come infermeria.

Seduti davanti al grande fuoco, stavamo ad ascoltare il Nonno: ‘le Suore, però, erano state portate in un cunicolo, sotto la fornace, il cui ingresso era difficile da trovare anche conoscendolo’.

E, vedendo il nostro stupore: ‘E’ la verità, mi dovete credere. La guerra l’ho vista con i miei occhi. Non racconto frottole per impressionarvi. E, poi, sono vostro Nonno, perché dovrei ingannarvi?’.

Con il tempo, abbiamo imparato che, per davvero, a parte i racconti del Nonno, le ‘verità storiche riferite’ non sono sempre tali e che è bene verificarle, sia perché è facile ad una mente ‘fertile’ trasformare un episodio in una epopea, magari a sua maggior gloria, sia perché sono sempre i vincitori a scrivere la storia a danno dei vinti ai quali, spesso, non viene riconosciuto nemmeno l’onore.

All’incirca un mese fa, abbiamo pubblicato un ricordo del Sindaco Alfonso Menna e abbiamo parlato della sua forte azione politica a favore della rinascita della Città dopo la guerra e la disastrosa alluvione del 1954.

Per farlo, avevamo acquisito giudizi e ascoltato voci di terzi, non avendo ricordi diretti se non quelli del gran fermento che vedevamo in Città, senza capirne il perché.

Alcuni lettori hanno espresso dissenso, denunciando responsabilità del Sindaco per il ‘sacco edilizio’ e per la ‘costruzione del Porto al di sotto dell’Olivieri’. Quindi: le notizie da noi riferite erano verità o fantasie?

Sul primo punto, pensiamo sia sufficiente ricordare che quegli anni furono davvero segnati da una vorticosa attività edilizia sotto la spinta della volontà di ripresa dal disastro della guerra. Ma fu così dappertutto, a Napoli, a Roma, a Milano e in tantissime altre Città, grazie anche alla normativa ‘lasca’ della Legge Edilizia del 1942.

Infatti, solo nel 1967, proprio per frenare gli abusi, fu emanata la cd. Legge Ponte e solo nel 1968 quella sui piani regolatori e sugli standard che, da noi, vennero istituiti nel 1978. Ancora, solo nel 1971 venne promulgata la Legge sul cemento armato e nel 1974 quella sulle zone sismiche. Quindi, riteniamo possa ben sostenersi che i fabbricati ‘di troppo’ furono l’effetto soprattutto di una carente legislazione urbanistica. Almeno per la consiliatura di Alfonso Menna, chiusa nel 1970.

E’ appena il caso di far notare che, nei tempi successivi, pur con tutte le norme a tutela del territorio, dell’ambiente e dei beni comuni, le cose non sembra siano andate meglio. Vogliamo parlare di Sala Abbagnano, dei Picarielli, di San Leonardo e così via?

Su questo argomento, la ‘verità storica’ è contenuta in una evidenza incontestabile: nessuno ha mai disconosciuto l’onestà pubblica e privata di Alfonso Menna nella gestione della Città.

Le cose sono un poco più complesse per il Porto a Occidente.

Alcuni lettori tuttora sostengono che fu sua la decisione e che a lui debba essere addebitata la responsabilità della distruzione di un angolo di costa che la natura aveva creato per la nostra felicità.

Nella ricerca di nuove fonti, solide e ineccepibili, ci siamo imbattuti nel libro ‘Il Profeta della Grande Salerno’, di Gaetano Giordano e Mario Avagliano, che riporta interviste dirette con Alfonso Menna e che contiene un intero capitolo dedicato all’argomento: Fronte del Porto (pag. 171).

Racconta Menna: “La questione del porto è antica…ricordo il problema vistosamente presente in epoca fascista, col federale Carmine Sorgenti…a fare la spola tra Salerno e Roma per perorare la causa. Il risultato…fu la realizzazione della banchina 3Gennaio.

Ma i fondali erano scarsi, i grossi convogli non potevano entrare…i portuali lavoravano solo con lo sbarco del grano, del carbone, di poca altra roba. Era una lotta continua con i porti di Napoli e di Castellammare…C’era un grido che saliva spessissimo su da via Roma, o echeggiava dal fondo del Salone dei Marmi: ‘O puorto! ‘O puorto”. In effetti, aggiungiamo noi, tutti aspettavano il porto, in Città, viste le tante progettazioni susseguitesi tra il 1948 e il 1964.

Continua il ricordo: “Carmine De Martino fece del problema del porto…il suo cavallo di battaglia. Quando, su proposta dello stesso De Martino, si decise la costituzione di un Consorzio, mi sembrò più che opportuno farvi entrare anche il Comune, che contrasse un cospicuo mutuo…Successivamente, per ben due volte, ho ottenuto che si riunisse proprio a Salerno la Commissione per il sistema portuale”.

Prosegue: “Fiorentino Sullo, nella sua qualità di ministro dei Lavori Pubblici, presiedè a Salerno una lunga e accesissima discussione. Il contrasto (tra occidentalisti e orientalisti) era frontale. Sullo era per il potenziamento della struttura esistente. Il presidente del Consiglio Superiore dei LL.PP., Rinaldi, pur essendo anche lui occidentalista, …propose di affidare un decisivo approfondimento del problema al rettore dell’Università di Padova, il professore Ferro, considerato il maggiore esperto italiano in materia. Si trasferì per oltre un mese a Salerno”.

Cosa disse il prof? Alfonso Menna riporta le sue parole: “Il porto si può realizzare anche sulla costa orientale, ma non c’è profondità, bisognerebbe inoltrarsi per chilometri, lottare con le correnti. La spesa sarebbe dieci volte superiore…molto difficilmente otterreste l’ingentissimo finanziamento necessario”.

Così, nel 1974, con delibera del Consiglio Superiore dei LL.PP. (n. 444 del 17/07/74) e successivo Decreto Interministeriale (n. 3233 del 10/12/74), fu approvata l’attuale configurazione (fonte: A.P.).

In sostanza, furono Sullo, De Martino e Ferro a far prevalere la tesi occidentalista. Ma, non furono i soli. Anche Gaspare Russo, Sindaco dopo Menna, si dichiarò d’accordo. E, diversi anni dopo, ha confessato al giornalista Tommaso D’Angelo di non rinnegare nulla del passato tranne “la realizzazione del porto commerciale ad occidente” (fonte: Le Cronache).

Così, sembra che la ‘verità’ sia venuta finalmente a galla anche per il Porto. Certo, si potrebbe contestare l’affidabilità della fonte per ‘evidente conflitto di interessi’, ma riteniamo che la credibilità delle dichiarazioni di Alfonso Menna trovi sufficiente conforto nella coesistenza dei due principi di cui ci parlò il Nonno: la ‘verità vera’ la può raccontare solo chi l’ha vissuta e chi davvero ci ama.

Bene, i suoi ricordi sono stati certamente vissuti in prima persona e, quanto ad amore per i cittadini e per quelli che chiamava ‘i figli di Salerno’, riteniamo abbia pochi rivali. Come il Nonno, per noi.

Ovviamente, accettiamo ogni contraria testimonianza supportata da scritti, commenti e dichiarazioni con differente ‘verità’.

Lo abbiamo detto l’altra volta: Alfonso Menna fu un gentiluomo che si prodigò per offrire un futuro migliore alla Comunità che amava e che non tradì nelle sue aspettative e nelle sue speranze, operando con equità e giustizia a difesa della coesione sociale.

Davvero, il suo impegno meriterebbe ben maggiore riconoscenza.

Questa Città ha bisogno di amore e, talora, anche di verità.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

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