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Perché le mutazioni del coronavirus sono più frequenti dove ci si vaccina meno

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Mettendo a confronto i tassi di vaccinazione di venti Paesi con migliaia di sequenze genomiche della variante Delta, un team di ricerca dell’Università del Maryland ha determinato che il tasso di mutazione del coronavirus SARS-CoV-2 crolla dove vengono somministrate più dosi, abbattendo il rischio di emersione di nuove e pericolose varianti.

A condurre la nuova indagine sono stati due scienziati dell’Institute of Marine and Environmental Technology dell’Università del Marine, i professori Ting-Yu Yeh e Gregory P. Contreras.

Dopo aver allineato tutti i genomi e averli messi a confronto col tasso di vaccinazione di ciascun Paese, è risultato evidente che la frequenza di mutazione del coronavirus SARS-CoV-2 era logaritmicamente ridotta all’aumentare delle dosi di vaccino somministrate, come mostra il grafico soprastante.

“Questa è la prima prova che le vaccinazioni hanno successo nella soppressione delle mutazioni virali”, hanno scritto Yeh e Contreras nello studio. In parole semplici, dove si vaccina di più il virus muta meno e dunque c’è un rischio minore che emergano nuove e pericolose varianti.

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