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Kazakistan, i militari aprono il fuoco sui manifestanti. Arrestato ex capo della sicurezza

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Le manifestazioni in Kazakistan non si placano, l’intervento dei membri delle forze di pace del Trattato di Sicurezza Collettiva non basta.

Le rivolte sono diventate un affare internazionale, che coinvolge grandi potenze mondiali come Russia e Cina.

Il presidente Kassym Jomart Tokayev non riesce a contenere la tensione nel paese, dove finora ci sono state 26 vittime, e circa 3mila persone sono finite in manette.

I dati del ministero degli interni Kazako sono piuttosto allarmanti, le proteste si sono trasformate in una guerriglia visto che i militari hanno iniziato a sparare i manifestanti su ordine del presidente.

Quest’ultimo, dopo gli scontri di Almaty, ha dichiarato che l’ordine è più o meno ristabilito. Le operazioni di sicurezza hanno però l’obiettivo di annientare i militanti,  che sono stati definiti “terroristi” dal capo di stato.

Nel frattempo il Comitato per la sicurezza nazionale del Kazakistan, ha reso noto l’arresto dell’ex capo dei servizi di sicurezza ed ex premier Karim Masimov.

L’accusa nei confronti dell’uomo sollevato due giorni fa dalla sua carica, è di alto tradimento nei confronti della nazione.

Gli Stati Uniti hanno evacuato il consolato, e la Nato con la riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell’Alleanza Atlantica ha chiesto la fine delle violenze.

Il segretario generale Jens Stoltenberg ha fatto un discorso su diritti umani e libertà d’espressione.

La situazione risulta allarmante anche per l’ Europa. La presidente della commissione Ursula Von Der Leyen, e il capo di stato francese Emmanuel Macron si sono rivelati preoccupati e chiedono di mettere pacificamente un punto alla rivolta.

Olindo Nuzzo

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