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Consumi, con l’inflazione aumenta la preoccupazione (di Tony Ardito)

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L’Ipsos (società leader nelle ricerche di mercato) lancia l’Osservatorio sull’inflazione, per analizzare i comportamenti dei consumatori in risposta ai rincari.

L’obiettivo è quello di verificare con continuità il sentiment dei medesimi rispetto al contesto complessivo, con particolare riferimento alla propria situazione economica, e analizzare l’impatto sui comportamenti di acquisto in riferimento a specifici mercati e categorie.

Nel corso degli ultimi mesi l’inflazione è cresciuta in modo esponenziale diventando una delle principali preoccupazioni avvertite dalla popolazione a livello internazionale, in alcuni casi superando pure i timori legati alla pandemia e al conflitto Russia-Ucraina.

Le stime più recenti, provenienti appunto dall’Osservatorio, rivelano che a luglio 2022 la quota degli italiani che si dichiarano soddisfatti della propria condizione economica è del 51% (in diminuzione di 5 punti rispetto a maggio 2022) e, al contrario, si registra un aumento della quota di insoddisfatti (49% a luglio 2022 vs. 44% a maggio 2022).

I principali motivi alla base della insoddisfazione dell’attuale situazione economica e finanziaria sono dati da: aumento del costo della vita: il 60% degli italiani dichiara di avere difficoltà a far quadrare tutti i conti; preoccupazione per il futuro: il 50% afferma di non avere risparmi o di non riuscire a risparmiare.

I prodotti alimentari rimangono la categoria di spesa in cui gli italiani registrano maggiori rincari, infatti, l’81% degli intervistati dichiara di aver percepiti ulteriori aumenti (vs. 74% a maggio). Al contempo, rispetto a maggio 2022, l’aumento dei prezzi percepito si è esteso a un numero più alto di categorie.

A oltre un consumatore su due è capitato ultimamente di acquistare un prodotto e accorgersi che la quantità contenuta fosse inferiore a quella che immaginava o lasciava intuire il packaging, in particolare sugli acquisti abituali, questo a causa della shrinkflation (sgrammatura), ovvero la pratica di ridurre il packaging e il contenuto dei prodotti, ma senza una relativa diminuzione di prezzo.

Tale pratica, ovviamente, non risulta affatto gradita ai consumatori nostrani. Il 68% dichiara che preferirebbe avere una quantità invariata di prodotto con un adeguamento di prezzo e, invece, il 32% afferma di prediligere un prezzo invariato del prodotto con una riduzione della quantità.

di Tony Ardito

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