Tali disturbi, in particolare l’anoressia, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata “binge eating”, costituiscono un problema di sanità pubblica e oggetto di attenzione sanitaria e sociale per la loro diffusione, per l’affiorare sempre più precoce tra le fasce più giovani della popolazione (anche nei bambini di 8-9 anni) e per l’eziologia multifattoriale complessa.
Condotta su un campione della base utenti, l’analisi di Unobravo fornisce una panoramica dei Dan in Italia, accendendo i riflettori sul tema e sulla importanza dell’adozione di strategie preventive, fra le quali gioca un ruolo chiave l’intraprendere un percorso volto al benessere psicologico, oltre che fisico.
Tra le persone che affermano di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo, solo il 9,3% sostiene di avere già una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare, mentre il restante 90,7% potrebbe essere alla ricerca di supporto psicologico per la prima volta.
Si rileva altresì che la maggior parte delle persone alla ricerca di supporto psicologico per possibili Dan si concentra nelle due regioni più popolose del Paese: Lombardia (27,3%) e Lazio (11,1%). Proseguendo, le percentuali più alte si riscontrano in Emilia-Romagna (9,9%) e Veneto (8,9%); mentre scendono nel Sud Italia, a partire da Campania (6,3%), Sicilia e Puglia (entrambe al 4,2%).
Le persone che sostengono di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo sono principalmente donne (79,4%) e soggetti con meno di 33 anni (64,5%), con una concentrazione maggiore che si osserva nella fascia tra i 25 e i 32 anni (44,5%). In questa fascia d’età, le donne sono pure quelle che ricercano maggiormente un supporto psicologico per episodi di possibile binge eating disorder.
Intraprendere un percorso di terapia psicologica è cruciale per acquisire maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni e affrontare un Dan.
Un trattamento efficace può prevedere anche l’intervento di altri professionisti della salute quali medici e nutrizionisti, che possono sostenere il paziente aiutandolo a ristabilire abitudini alimentari più sane e a gestire eventuali problemi fisici causati dal disturbo.
di Tony Ardito
Commenta